Il rapporto Tecnè-FDV

Il rapporto Tecnè-FDV: per tre italiani su dieci la propria situazione economica è peggiorata

Dall'indagine emerge, più che un miglioramento effettivo delle condizioni economiche degli italiani, un rallentamento del processo di deterioramento della fiducia

15 Lug 2017 - 11:06
 © ansa

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Un'indagine Tecnè e della Fondazione Giuseppe Di Vittorio ha misurato la fiducia economica degli italiani relativa al secondo trimestre del 2017. Ecco con quali risultati. L'indice della fiducia economica è un indicatore molto importante. Lo è perché permette di comprendere lo stato di salute del Paese, aiutando anche a decifrare i problemi dello sviluppo e più in generale della condizione delle persone.

Dalla ricerca emerge che le performance positive di alcuni parametri macro-economici – il Prodotto interno lordo italiano è tornato a crescere, ad esempio – non si sono tradotte in un miglioramento delle condizioni economiche degli italiani: il 62% degli intervistati sostiene che la situazione economica personale non è cambiata rispetto a 12 mesi fa, per il 32% è addirittura peggiorata. Il dato è in linea con quello dell'ISTAT che, pur utilizzando metodologie diverse, rileva un saldo negativo tra quanti dichiarano un miglioramento della propria condizione economica e quanti percepiscono un peggioramento (5,5 contro 33,9%). Le cose non dovrebbero migliorare, almeno a breve: il 70% degli italiani crede che non cambierà nulla nei prossimi mesi (il 20% teme un peggioramento delle proprie condizioni economiche).

L'anno scorso le aspettative degli italiani erano migliori: rispetto allo stesso trimestre del 2016, sono diminuite le attese positive mentre è cresciuta la quota di coloro che ritengono che la propria condizione peggiorerà (+4%). Rispetto al 2013, l'indice della situazione economica personale “è lentamente migliorato”, pur rimanendo ancora in territorio negativo, limite mai superato dall’inizio della crisi. La ricerca osserva che la permanenza dell'indice sotto quota 50 (condizione di stabilità) deriva dal fatto che le persone, la cui condizione economica è peggiorata, sono ancora molte di più di quante, invece, l'hanno migliorata (negli ultimi 12 mesi, ci è riuscito solo il 6% degli intervistati). L'aumento delle famiglie in povertà non è l'unica eredità della crisi economica: a crescere, tra gli italiani, è anche un sentimento di vulnerabilità – il 24% si sente più vulnerabile rispetto a un anno fa –, che il miglioramento dei parametri macro-economici sembra attenuare soltanto in modo parziale e principalmente in quella porzione di popolazione a più alto reddito. Tutto questo si traduce in un'insicurezza diffusa tra ampie fasce della popolazione: nel complesso, solo il 22% degli italiani dichiara di vivere in una condizione di serenità economica e sociale, mentre il 46% dichiara di trovarsi in una condizione di equilibrio instabile e il 32% vive costanti o gravi difficoltà economiche. La ricerca osserva che il lavoro svolge ancora un effetto positivo, ma in modo meno accentuato rispetto al passato. Se, infatti, tra i lavoratori dipendenti, la quota di chi si ritiene con difficoltà economiche scende al 20% (contro il 17% registrato complessivamente tra gli italiani), sale invece al 58% la percentuale di coloro che dichiarano di sentirsi poco tranquilli, in equilibrio instabile.

Infine, Tecnè e Di Vittorio hanno domandato agli intervistati di giudicare il proprio livello sociale rispetto al periodo precedente la crisi economica: solo un piccola quota ritiene di averlo migliorato (7%), il resto sostiene di essere rimasto sullo stesso livello (55%) o di averlo peggiorato (38%).

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