Si attende in particolare un miglioramento sul fronte occupazionale. Il quantitative easing, invece, incoraggia le imprese
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A prima vista potrebbero sembrare, gli ultimi dell'Istat, dati discordanti. In verità fotografano al meglio l'andamento dell'ultimo anno (caratterizzato da un'evidente fase recessiva) e le attese per il futuro che si presentano molto più rosee se paragonate con quelle di alcuni mesi fa. Così da un lato si conferma "l'anno nero" del commercio al dettaglio – conseguenza diretta della costante flessione dei consumi – e dall'altro cresce la fiducia tanto delle imprese quanto dei consumatori.
Ad esempio, proprio tra le imprese del commercio al dettaglio, il clima di fiducia migliora, nonostante nell'intero anno 2014 abbiano registrato una variazione negativa dell'1,2%, passando a 105,3 da 99,4 (in gennaio). L'aumento, spiega l'Istat, è dovuto, in particolare, al forte recupero del saldo dei giudizi sulle vendite correnti (da -16 a -5) e alla crescita di quello relativo alle aspettative sulle vendite future (da 8 a 13).
In generale la fiducia delle imprese a febbraio sale ai massimi dal giugno del 2011, con l'indice che raggiunge i 94,9 punti (da 91,6 di gennaio). Potrebbero avere influenzato positivamente gli annunci dello scorso mese, con particolare riferimento al quantitative easing – il programma di acquisto di titoli di Stato che la Bce avvierà da marzo – che, nelle attese, riuscirà ad avvantaggiare in particolare le imprese orientate all'export.
Negli ultimi anni, soprattutto quelli in cui la crisi si è fatta sentire di più, la debolezza dei consumi, la disoccupazione alta, gli investimenti troppo bassi, la difficoltà di accesso al credito e la fiducia economica bassa sono stati gli elementi che hanno impedito al paese di tornare a crescere. Invertire il trend significa, pur con tutte le difficoltà del caso, cominciare a risalire la china.
E proprio la fiducia dei consumatori, nel mese di febbraio, compie un balzo notevole, con l'indice che si attesta a 110,9 punti in aumento dal di 104,4 di gennaio. È il miglior risultato dal giugno del 2002.
L'Istat precisa che per il clima di fiducia dei consumatori "aumenta in misura più consistente la componente economica, che passa a 130,9 da 111,1, rispetto a quella personale, che sale solo lievemente, passando a 103,7 da 102,2".
Si registra, poi, un aumento più significativo per quanto riguarda il clima di fiducia futuro (a 116,6 da 107,4) rispetto a quello corrente (a 106,7 da 102,5) e i giudizi dei consumatori migliorano sia con riferimento all'attuale situazione economica del Paese (a -73 da -101, il saldo), sia nelle attese (a 23 da -3, il saldo).
A trainare il clima di fiducia positivo è, soprattutto, il (lieve) miglioramento registrato sul mercato del lavoro. Per quanto il lavoro resti ancora la prima preoccupazione per buona parte della popolazione (lo attestano diversi studi, compreso l'ultimo sondaggio Eurobarometro), un recupero sul fronte occupazionale potrebbe rivelarsi foriero di una possibile ripresa dei consumi, incoraggiata anche dalla tenuta positiva del mercato del lavoro. Non a caso l'Istat sottolinea che "migliorano decisamente" le aspettative su un calo della disoccupazione, il che potrebbe incentivare comportamenti diversi rispetto a quanto accaduto nel recente passato.