Secondo i dati dell'Ilo, l'Italia ha registrato una flessione dello 0,5% medio annuo nel periodo 1999-2013
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Per le imprese non si segnala ancora un generalizzato aumento dei ritmi produttivi in presenza di un peggioramento del clima di fiducia e una riduzione delle prospettive di crescita”. Così l'Istat nella nota mensile di inizio febbraio sulle prospettive economiche dell'Italia. E la Commissione europea, pochi giorni fa: "L'elevato rapporto debito pubblico/PIL dell'Italia, unito al deterioramento della competitività e della crescita della produttività, continua ad essere una fonte di vulnerabilità per l'economia".
A ben vedere, in effetti, quello della produttività è un ritardo accumulato. Secondo i dati dell'Ilo (International labour office) contenuti nel Rapporto globale sui salari, l'Italia ha registrato una flessione dello 0,5% medio annuo nel periodo 1999-2013 e si tratta dell'unico trend negativo tra le principali economie, considerando il +0,6% della Germania, il +0,3% della Francia, il +0,5% della Spagna, il +1,1% della Gran Bretagna e il +1% degli Stati Uniti.
La produttività è ritenuto un indicatore importante perché misura il rapporto tra output e input, dunque l'efficienza del processo produttivo e delle risorse economiche (l'Istat la definisce come il rapporto tra il valore aggiunto in volume e uno o più dei fattori produttivi impiegati per realizzarlo). Dunque un paese (ma anche un'impresa) più produttivo è anche in grado di aumentare le quote di mercato e accrescere la propria competitività. In Italia, restando ai dati Ilo, nel medesimo periodo considerato si è assistito ad una drastica caduta dei salari reali.
Già l'Istat si era espresso in maniera analoga: nel 2014 il valore aggiunto dell'intera economia ha registrato una diminuzione dello 0,5% rispetto al 2013. La produttività del lavoro, calcolata come valore aggiunto per ora lavorata, è diminuita dello 0,7% mentre quella del capitale, misurata come rapporto tra il valore aggiunto e l'input di capitale, è aumentata dello 0,8%. Complessivamente, aggiungeva poi l'Istat, nel periodo 1995-2014 la produttività del lavoro è aumentata ad un tasso medio annuo dello 0,3%. Tale incremento è la risultante di una crescita media dello 0,5% del valore aggiunto e dello 0,2% delle ore lavorate. La produttività totale dei fattori è diminuita dello 0,3% medio annuo.
Dopo il crollo durante gli anni della crisi, l'Istat ha registrato nell'ultimo periodo una crescita delle ore lavorate. Ma in questo caso (e soprattutto nella manifattura) la tenuta competitiva è emersa non tanto dalla creazione di nuovi posti di lavoro, quanto dal recupero di intensità del lavoro per dipendente.