Nel 2016 prosegue l'inversione di tendenza con una diminuzione del 7,7% sul 2015, ma è +43,5% rispetto a otto anni fa
Un'ulteriore conferma arriva dall'ultima indagine realizzata da Cribis D&B, società del gruppo Crif: in Italia, lo scorso anno, emerge un importante calo dei fallimenti. Le imprese italiane, dunque, godono di una migliore salute rispetto a qualche anno fa, ma bisogna tenere in considerazione diversi fattori (ripartizione geografica e settori coinvolti) per avere un quadro esaustivo della situazione.
Che, a proposito dello stato di salute delle aziende italiane, lo scenario sia ora più favorevole è dimostrato anche dai pagamenti commerciali che a dicembre 2016 hanno continuato a mostrare una diminuzione dei ritardi gravi nei pagamenti, uno dei principali indicatori per le imprese.
Ora, se è vero che lo scorso anno le imprese costrette a chiudere sono state 13.467, vale a dire il 7,7% in meno rispetto al 2015, dall'altro lato non si può non osservare come l'inversione di tendenza positiva, dopo anni caratterizzati dal costante aumento dei fallimenti, non sia ancora in grado di sviluppare una sorta di effetto compensazione. Il recupero va a rilento e i dati attuali restano parecchio distanti dai livelli pre-crisi.
Lo scorso anno sono fallite in media 53 imprese al giorno, e il gap negativo rispetto al 2009 è ampiamente negativo. La percentuale dei fallimenti, rileva Cribis, segna un aumento del 43,5% nel confronto con otto anni fa.
Per quanto riguarda la distribuzione a livello territoriale emerge che la Lombardia si conferma la regione d'Italia in cui si registra il maggior numero di fallimenti, mentre la seconda è il Lazio. Poi Veneto, Campania, Toscana ed Emilia Romagna.
Infine, considerando i settori, quello che nel corso del 2016 ha fatto registrare il maggior numero di fallimenti è stato il commercio (4.064 casi), a seguono il comparto dell'edilizia (2.764), l’industria (2.649) e i servizi (1.995). L'edilizia è uno dei settori che più ha subito i contraccolpi della crisi economica, ma non deve stupire neppure il primato del commercio, con i negozi in particolare in sofferenza.
Con pochi mesi davanti per chiudere il 2016, già Confesercenti osservò – stando alle proprie elaborazioni su dati Infocamere/Movimpresa – che dall'inizio dell'anno si erano persi 3.157 negozi, al ritmo di circa 11 in meno ogni giorno. A pesare, forse, anche l'andamento dei consumi che proprio l'anno scorso ha fortemente rallentato il recupero rispetto al 2015.