Secondo Cribis D&B, dall'inizio dell'anno ogni giorno 58 aziende hanno chiuso i battenti
I dati sui fallimenti registrati nel secondo trimestre – le imprese fallite risultano in calo rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso – confermano il trend certificato nei tre mesi precedenti.
Secondo i dati raccolti da Cribis D&B, una società del gruppo CRIF, nel secondo trimestre del 2016 le imprese italiane, che hanno dichiarato il fallimento, sono state 3.740. Ovvero il 2,5% in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, quando i fallimenti furono 3.777. Complessivamente, invece, le imprese fallite dall'inizio dell'anno sono state 7.343.
Per quanto positivi – i fallimenti risultano in calo rispetto al passato – i livelli precedenti la crisi economica sono ancora lontani: lo studio osserva che, se si confrontano i dati attuali con quelli relativi al 2009, emerge che i fallimenti sono aumentati del 59,9%.
Interessante, poi, analizzare la distribuzione geografica dei fallimenti che (naturalmente) risulta correlata alla densità delle imprese: Lombardia, Lazio e Veneto sono le regioni che contano il maggior numero di imprese fallite.
Mentre i settori che registrano il maggior numero di imprese fallite sono il commercio al dettaglio – da inizio 2016 ad oggi i fallimenti registrati nel comparto sono stati 2.261, il 4,8% in meno rispetto ad un anno fa –, l'edilizia (1.480 imprese fallite, il 6% in meno su base annua) e l'industria (1.469, lo 0,5% in meno). Timidi segnali di ripresa erano stati registrati già lo scorso anno.
Secondo Movimprese, l'indagine sulla natalità e mortalità delle imprese italiane registrate presso le camere di commercio, nel 2015 il tessuto imprenditoriale italiano ha visto un ritorno del ritmo di crescita delle imprese ai livelli pre-crisi del 2007 (+0,75%) con le 372 mila nuove iscrizioni che hanno compensato le 327 mila cancellazioni.