In crescita anche il numero di aziende a guida femminile. Saldi positivi nel commercio, nel turismo e nei servizi alle imprese
© lapresse
A livello di settore, il numero delle imprese è tornato a salire l'anno scorso grazie al contributo di commercio, turismo e servizi. Ma soprattutto grazie a giovani, stranieri e donne, categorie sociali che negli anni della crisi hanno consolidato la loro presenza all'interno del tessuto imprenditoriale. Il saldo di aperture e chiusure delle imprese è positivo nel 2015, tornando ai livelli del 2007.
I dati di Unioncamere, insomma, sono un'ulteriore iniezione di fiducia. Il bilancio è di +45mila imprese sul 2014, con un ritmo di crescita sui valori registrati nel perioro pre-crisi (+0,75%), per un numero complessivo di sei milioni e 57 mila unità.
Il contributo maggiore per settori, si diceva all'inizio, viene da commercio (+11.990 unità), turismo (+11.263) e servizi alle imprese (+9.409), mentre restano in territorio negativo – sebbene in lieve recupero rispetto al 2014 – le costruzioni (-6.055 imprese), l'agricoltura (-5.460) e le attività manifatturiere (-2.416). Non solo: risultano in crescita le aziende under 35 (+66.202 unità) – numero che supera l'intero saldo annuale – quelle a guida straniera (+32.000) e quelle a guida femminile (+14.300).
In sostanza si tratta di trend consolidati. Per quanto riguarda le imprese under 35, ad esempio, un andamento in questa direzione era stato già osservato nel primo trimestre dello scorso anno, quando risultavano – nei diversi settori di attività economica – 35 mila imprese guidate da giovani su 115 mila nate (il saldo tra aperture e chiusure di imprese giovanili risultava essere +16.606 unità).
Le imprese a guida straniera, invece, secondo una rilevazione della Cgia di Mestre, nel periodo compreso tra il 2013 e il 2014 hanno raggiunto le 733.548 unità (il 22,5% in più rispetto al 2009). Stando a recenti dati Istat, infine, si scopre che l'imprenditorialità femminile delle imprese nuove nate si concentra maggiormente nel settore del commercio (32,9% contro il 67,1% dell'imprenditorialità maschile) e nel settore degli altri servizi (31,7% contro il 68,3%).
Per quanto negli anni sia cresciuto il numero di donne imprenditrici – anche allo scopo di superare le difficoltà occupazionali – c'è tuttavia da osservare che l'imprenditorialità vede una massiccia concentrazione della componente maschile rispetto a quella femminile. Per l'Istat, infatti, nel 71,2% dei casi gli imprenditori delle nuove imprese con dipendenti sono uomini.