Per quanto in costante calo, il numero dei fallimenti rimane al di sopra dei livelli precedenti la crisi economica
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Nel primo trimestre del 2017 le imprese italiane fallite sono state 2.998, pari al 16,8% in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (dati Cribis). Eppure aprire un'impresa è ancora rischioso, secondo molti italiani.
Si tratta di un dato positivo e in linea con quanto registrato recentemente: il CERVED certifica che nel 2016, per il secondo anno consecutivo, è diminuito il numero dei fallimenti. Nel 2016 sono fallite complessivamente 13,5 mila imprese (-8,5% su base annua), in calo rispetto al 2015 quando hanno cessato la propria attività in 14,7 mila (-6,1% rispetto al 2014).
Cribis osserva che la distribuzione territoriale non è omogenea: il numero dei fallimenti è strettamente legato alla densità di imprese attive nelle diverse aree del Paese e così Lombardia e Lazio sono (rispettivamente) la prima e la seconda regione per imprese fallite. Se confrontiamo i dati più recenti con quelli relativi al periodo precedente la crisi economica, le notizie sono meno positive: nonostante qualche miglioramento, il numero dei fallimenti è (ancora) superiore ai livelli del 2008.
Aprire un'impresa è rischioso, secondo molti italiani. L'Entrepreneurship Outlook 2017 del Randstad Workmonitor – l'indagine viene condotta ogni tre mesi sul mondo del lavoro, coinvolgendo 33 paesi su un campione di 400 lavoratori dipendenti per ogni nazione di età tra 18 e 67 anni – rivela che il 64% dei lavoratori dipendenti vorrebbe avviare una propria attività, ma rinuncia perché considera troppo elevato il rischio di fallire. Un dato superiore alla media globale, pari al 57%. In Europa, solo in Grecia e Spagna si rilevano percentuali più elevate.
Quali sono i fattori che influenzano l'opinione degli italiani? Due su tre sostengono che il sistema Paese rappresenti più un ostacolo che un incentivo alla nuova impresa. Nel dettaglio, il 34% del campione crede che l'Italia sia un luogo adatto per avviare una start-up – la media globale è del 56% – e il 32% sostiene che lo Stato sostenga attivamente le start-up (contro il 50% rilevato a livello mondiale).