Le imprese, che hanno puntano sull'internazionalizzazione e scommesso sull'innovazione tra il 2010 e il 2014, sono cresciute a ritmi superiori rispetto a quelle che non ha seguito lo stesso percorso
L'ultima analisi dell'ISTAT – I profili organizzativi e manageriali delle grandi imprese – contiene alcuni dati interessati sulle diverse “strategie di sviluppo” delle grandi imprese italiane.
La maggioranza (52,2%) delle 2.974 imprese (o gruppi di impresa) considerate dall'analisi ha puntato sull'espansione all'estero, soprattutto mediante l'accesso a nuovi mercati (52,1%), l'apertura di nuove imprese (10,9%) e i processi di acquisizione e fusione (8,4%).
L'ISTAT osserva che le imprese decidono di passare da una dimensione prettamente nazionale a una internazionale per diversi motivi: la maggioranza (69,9% delle aziende) lo ha fatto per poter accedere a nuovi mercati (69,9%). Il resto lo ha fatto perché l'internazionalizzazione garantiva una riduzione del costo del lavoro (38,8%) e dei costi generali (28,5%). Vantaggi a cui le imprese internazionalizzate non hanno voluto rinunciare. Il passaggio a una dimensione internazionale avviene soprattutto grazie al controllo diretto di imprese produttive all'estero (29,8%). Le imprese internazionalizzate hanno dimostrato una capacità maggiore di reazione alle difficoltà della crisi economica che ne aveva intaccato le performance.
Una ricerca congiunta del Centro di ricerca Claudio Demattè della SDA Bocconi e EY, condotta su un campione di 115 società internazionalizzate di grandi dimensioni e da 112 società non internazionalizzate di grandi dimensioni, certifica la capacità delle imprese internazionalizzate di reagire e riprendersi, tornando a creare valore in modo consistente. Il Return on Equity (ROE) e il Return on Assets (ROA) delle imprese internazionalizzate sono passati (rispettivamente) dal 5,5% all'8,2% e dal 5,02% al 6,97%, nel periodo compreso tra il 2009 e il 2014.
Nei giorni scorsi, anche l'Osservatorio PMI 2016 di Global Strategy ha rilevato che le imprese, che hanno puntato sull'internazionalizzazione e scommesso sull'innovazione tra il 2010 e il 2014, sono cresciute a ritmi superiori rispetto alle imprese concorrenti che non ha seguito lo stesso percorso.