Le imprese estere che lavorano in Italia sono 13 mila e offrono anche un contributo importante alla spesa complessiva per la ricerca e sviluppo
Confassociazioni – la Confederazione Associazioni Professionali – sottolinea che le imprese estere presenti in Italia sono più produttive delle concorrenti italiane, spiegandone anche il motivo.
Ogni addetto delle multinazionali estere presenti nel nostro Paese – secondo l'ISTAT, nel 2013 erano 13.165 (163 imprese in meno rispetto al 2012) e impiegavano circa 1,2 milioni di addetti – produce un valore aggiunto superiore a quello prodotto da un lavoratore di un'azienda italiana: 69.100 euro contro 57.800 euro (dati ISTAT).
A fare la differenza sarebbero gli investimenti più consistenti messi in campo dalle imprese appartenenti a gruppi stranieri, ma Confassociazioni sostiene anche che la lettura va cercata in una correlazione tra imprese strutturate, di grandi dimensioni, e le caratteristiche gestionali preferite dagli operatori stranieri: secondo l'ISTAT, le controllate estere sono “sensibilmente” più grandi delle imprese a controllo nazionale, in quanto la dimensione media è di 89,1 addetti per le prime rispetto ai 3,5 addetti per le seconde.
Le imprese tedesche e francesi sono quelle che investono di più, destinando agli investimenti rispettivamente il 18 e il 14% del fatturato complessivo. In termini di lavoratori impiegati e di imprese complessivamente presenti sul territorio italiano, l'ISTAT rileva che il primato spetta invece agli Stati Uniti, con 2.172 aziende che danno lavoro a oltre 263 mila addetti.
Particolarmente rilevante è il contributo offerto dalle controllate straniere alla spesa complessiva delle imprese per la ricerca e lo sviluppo, pari al 23% del totale, e agli scambi di merci con l'estero, con quote pari al 26,2% per le esportazioni e al 46,2% per le importazioni.