Sono 1.306.214 le imprese con una donna al vertice o una partecipazione femminile maggioritaria iscritte al Registro delle Camere di commercio
© agenzia
Nel 2013 gli italiani, soprattutto over 50, che a seguito della perdita del lavoro hanno deciso di avviare un'attività in proprio sono stati più di 13 mila, secondo quanto emerso da un'elaborazione dell'Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza su dati del Registro Imprese. Spesso sono ditte individuali, che necessitano di adempimenti burocratici più snelli per la costituzione. Ad ogni modo una pratica che si è molto consolidata negli anni della crisi.
Non solo over 50, ovviamente. Anche giovani e donne, che con più difficoltà accedono al mercato del lavoro. Così appare una buona idea ricorrere all'autoimprenditorialità. Ma le donne d'impresa, al di là delle soluzioni per superare la crisi occupazionale (il tasso di occupazione maschile si attesta ora 64,5%, mentre quello femminile è al 47,3%), sono una realtà e hanno superato la soglia del milione e 300 mila unità, secondo l'Osservatorio per l'imprenditoria femminile di Unioncamere e InfoCamere. Più precisamente: a fine giugno risultavano iscritte al Registro delle Camere di commercio 1.306.214 imprese, pari al 21,6% del totale, con una donna al vertice o una partecipazione femminile maggioritaria.
In alcuni segmenti la partecipazione femminile è ben più alta, sfiorando o superando il 40%: ad esempio nelle agenzie di viaggio, negli altri servizi di prenotazione tra cui quelli che riguardano le guide turistiche, negli alloggi per le vacanze, nelle attività di biblioteche e archivi. Le imprese femminili sono inoltre più o meno un terzo delle attività dei tour operator, degli alberghi, delle forniture per catering, dei bar, delle attività dei musei, della gestione di parchi divertimento e parchi tematici e di stabilimenti balneari. Superano poi abbondantemente il 25% nella direzione dei campeggi, nei ristoranti, nelle mense, nella gestione di palestre e di altre attività ricreative e di divertimento.
Spiega Unioncamere che la vocazione all'accoglienza e alla cura, tipica dell'universo femminile, si riflette anche in altri settori ad alto tasso di partecipazione delle donne d'impresa: nell'assistenza sociale non residenziale, nei servizi di assistenza sociale residenziale, in cui il tasso di femminilizzazione del tessuto produttivo nazionale segna valori superiori al 40%. Sono quasi la metà le imprese che operano nelle altre attività dei servizi, in particolare quelli legati alla persona.
Ma anche l'agricoltura va tenuta sotto osservazione: secondo le stime di di Donne in Campo – Cia, associazione italiana di imprenditrici e donne che lavorano nell'agricoltura, oggi oltre un terzo delle imprese agricole è condotto da imprenditrici e da qui al 2020 le donne saranno alla guida del 40% delle aziende.
Per quanto riguarda la ripartizione territoriale – sottolinea infine l'Osservatorio per l'imprenditoria femminile di Unioncamere e InfoCamere –, è forte la presenza femminile in alcune regioni del Mezzogiorno, quali Molise, Basilicata e Abruzzo (in queste regioni il tasso di femminilizzazione dell'economia presenta valori compresi tra il 25 e il 28). Al contrario Trentino Alto Adige, Lombardia e Veneto sono le regioni in cui la presenza di donne di impresa è inferiore al 20%.