L’aumento è ascrivibile soprattutto alle performance che hanno interessato le imprese più grandi, mentre quelle più piccole presentano ancora qualche criticità
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Si consolida la fase di risalita del Paese e con essa, di conseguenza, si rileva anche un miglioramento delle performance delle imprese italiane. A tracciare un quadro della situazione è il Crif, che attraverso un’analisi dei bilanci certifica, tra le altre cose, il recupero degli investimenti da parte della aziende.
Come osservato già dall’Istat, alla fine del 2016 gli investimenti fissi lordi sono aumentati di oltre tre punti percentuali rispetto all’anno precedente, riflettendo soprattutto il buon andamento del comparto dei mezzi di trasporto, interessato da una crescita del 27,3%.
Tuttavia, ad aumentare non sono stati solo gli investimenti materiali (strutture, macchinari, ecc.) ma anche quelli immateriali, come ad esempio i brevetti, le concessioni, la Ricerca e Sviluppo o le licenze e i marchi.
Precisamente questa tipologia di investimenti è aumentata del 14% lo scorso anno contro la flessione del 4% che aveva interessato il 2015 e contro il +3% registrato invece per gli investimenti in beni durevoli (terreni, impianti, fabbricati).
A trainare maggiormente gli investimenti sono state soprattutto le aziende di dimensioni più elevate, per le quali si rileva un tasso di crescita del 17% per le immobilizzazioni immateriali e un +5% per quelle materiali. Per le imprese più piccole, ovvero quelle che maggiormente hanno subìto lo scotto della crisi economica, la possibilità di tornare ad investire come in passato sembra ancora piuttosto lontana.