Secondo Confartigianato, le cinque principali tasse locali (l'Irap, le due addizionali Irpef, la Tasi e l'Imu) costano mediamente 11 mila euro all'anno
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Quello del fisco è un peso notevole per le imprese italiane. Specialmente per quelle di piccolissime dimensioni, come le microimprese che impiegano meno di 10 addetti e hanno un fatturato annuo inferiore ai 2 milioni di euro. Confartigianato ne ha quantificato l'impatto.
Secondo lo studio, che considera un'impresa tipo composta da due lavoratori indipendenti e tre dipendenti a tempo indeterminato con un immobile produttivo di proprietà, le imposte sono aumentate in modo vertiginoso nel periodo compreso tra il 2011 e il 2014: circa 20,93 miliardi di euro in più.
Ad incidere in misura maggiore sono state le cinque principali tasse locali (l'Irap, le due addizionali Irpef, la Tasi e l'Imu) che – una volta riscosse – hanno garantito all'erario entrate complessive pari a 70,5 miliardi di euro nel 2014. In media, una piccola impresa italiana paga ogni anno 11.164 euro in tasse locali: 2.233 per addetto, in pratica.
Il prelievo fiscale locale è aumentato anche a causa della crescita della tassazione immobiliare, sottolinea Confartigianato. Secondo cui, infatti, le imprese hanno versato 20,4 miliardi di euro per l'Imu e 4,6 per la Tasi. Il pagamento dell'Irap ha chiesto un esborso complessivo di 30,5 miliardi, mentre per l'addizionale regionale Irpef ne sono serviti 11 e 4,2 miliardi di euro per l'addizionale comunale Irpef.
Abbastanza per comprendere il peso che grava sulle spalle delle microimprese italiane che, secondo i più recenti dati Istat, risultano particolarmente presenti nel settore dei servizi (circa il 70%) e si rivolgono soprattutto a un mercato più regionale (63,3% rispetto al 36% delle unità di maggiori dimensioni) e sono a gestione prevalentemente familiare (84,3% rispetto a circa il 70%).
Secondo il report di Confartigianato, le differenze territoriali non mancano: in alcune regioni le microimprese devono sostenere un prelievo fiscale superiore rispetto a quello affrontato da alcune concorrenti attive altrove. Stando ai dati raccolti da ITWorking, elaborati dall'Ufficio studi di Confartigianato, emerge che le regioni con il maggior prelievo complessivo sono la Campania, la Calabria e il Lazio rispettivamente con 12.547, 12.466 e 12.305 euro. Mentre la Valle d'Aosta è la regione con il prelievo minore, con 8.129 euro.