Valore aggiunto e produzione agricola in crescita in quasi tutte le aree del Paese. Crescono anche le unità di lavoro, ma pesa il tasso di irregolarità
Nel corso del 2015 l’Istat ha osservato una ripresa del valore aggiunto generato dal settore agricolo. Le rilevazioni mostrano infatti un progresso del 5,6% a prezzi correnti e del 3,8% in volume. In valore assoluto si parla di 33,1 miliardi di euro: il 2,3% del valore aggiunto nazionale.
Nel complesso l’agroalimentare, che comprende anche l’industria alimentare, ha riportato un progresso del valore aggiunto di 4,2% in valori correnti e del 2,3% in volume. I dati dell’Istituto nazionale indicano poi una crescita della produzione dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca pari al 2%, una dinamica che, accompagnata da un calo dei prezzi dei prodotti venduti dello 0,5%, ha contribuito all’aumento dei valori correnti dell’1,5%. Il connubio tra il calo dei mezzi tecnici acquistati dagli agricoltori - pari al -0,3%, - e il forte calo dei prezzi all’acquisto - pari al -3,3% - ha invece generato un calo dei costi intermedi del 3,6%.
La ripartizione territoriale certifica un aumento sia della produzione agricola che del valore aggiunto in quasi tutte le aere del Paese, ad eccezione del Nord-Ovest (dove la produzione ha riportato un -1,1% e il valore aggiunto un -1%). La crescita più sostenuta ha interessato il Sud, dove la produzione ha segnato un +5,9% e il valore aggiunto un +9,6%. Le isole hanno invece riportato, rispettivamente, un +3% e un +5,1%, il Centro un +3,5% e un +5,7%, mentre nel Nord-Est la produzione è cresciuta di un lieve +0,3% e il valore aggiunto dello 0,8%.
Dal punto di vista occupazionale lo scorso anno, rispetto al precedente, le unità di lavoro (Ula) hanno registrato una crescita del 2,2%. Solo nell’industria alimentare si è registrato un incremento dello 0,7%. In particolare, la crescita osservata nel settore agricolo, è stata dettata maggiormente dall’aumento delle unità di lavoro dipendenti, +2,8%, e in misura minore dalla crescita delle unità di lavoro indipendente, interessate da un +1,9%. Bisogna comunque sottolineare che il settore agricolo presenta un tasso di irregolarità delle unità di lavoro superiore alla media dell’insieme dell’economia: 17,6% contro il 15%.