In discesa in Italia e in Germania, a ritmo più lento anche in Spagna. La Francia resta in territorio negativo
Mentre l'attività economica cinese mostra due velocità, con il settore manifatturiero che si conferma debole e quello dei servizi che si attesta in territorio positivo, l'Eurozona presenta questo mese un indice Pmi manifatturiero in discesa rispetto a giugno (a 52 punti), segnando così un rallentamento dell'attività.
Un po' preoccupa il valore italiano il cui indice manifatturiero, secondo gli analisti di Markit, si attesta oltre i 50 punti che separano una fase espansiva da una in contrazione, a 51,2 da 53,5 punti di giugno. Potrebbe dipendere in parte dalla Brexit, che ha provocato un minore slancio in termini di ordini e produzione.
Non sono numeri da sottovalutare. L'indice Pmi, infatti, è un indicatore che rileva l'andamento dell'economia, osservando i risultati e le prospettive (su produzione, ordinativi, occupazione) di settori chiave dal lato delle aziende direttamente coinvolte. Quello che emerge, insomma, è il rallentamento dell'ultimo mese, pur restando il trend in territorio positivo.
Analogamente rallenta l'attività manifatturiera in Germania, che a luglio registra un calo a 53,8 dai 54,5 punti di giugno. Così in Francia dove l'indice Pmi resta in territorio negativo, cioè sotto i 50 punti base, a quota 48,6 in lieve miglioramento sul dato di giugno (48,3).
La Spagna, tra i paesi dell'Eurozona che recentemente aveva mostrato i più ampi margini di crescita, segna stavolta un rallentamento anch'essa. Si tratta del ritmo più lento in due anni e mezzo: l'indice Pmi si è dunque attestato a 51 punti nel mese di luglio dai 52,2 di giugno. Gli ordini, per la prima volta dal 2013, hanno evidenziato una contrazione.
L'andamento del commercio mondiale, poi, sembra condizionare anche i mercati extra-Ue. Ad esempio in Giappone, a causa del rallentamento di ordinativi ed esportazioni, l'indice Pmi si ferma a 49,3 punti, in lieve aumento dai 48,1 di giugno, ma in territorio negativo.