A giugno la flessione è dello 0,2%, mentre nel secondo trimestre è dello 0,7%. Male la produzione di autoveicoli: -17,7% su base annua
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A giugno la produzione industriale torna a diminuire: dopo il rialzo segnato il mese precedente, si registra un calo dello 0,2% congiunturale. Lo rileva l'Istat, segnalando un dato nettamente peggiore su base annua, dove i segni meno proseguono ininterrotti da marzo: la flessione è dell'1,2%, doppia rispetto a quella di maggio. Rispetto al picco pre-crisi del giugno 2007, la produzione totale è inferiore del 18,8%.
Ancora più profonda appare il decremento in termini grezzi, senza aggiustamenti di calendario: -4,2%. Un dato che però si spiega con il fatto che giugno 2019 ha avuto una giornata lavorativa in meno a confronto con lo stesso mese del 2018. Il dato grezzo segna quindi una contrazione decisa, la più forte dall'aprile del 2017.
Produzione autoveicoli -17,7%, bene solo farmaci ed energia - Guardando invece ai settori di attività economica, quelli che a giugno registrano la maggiore crescita tendenziale sono la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+6,0%) e la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+5,3%). Le flessioni più ampie si rilevano nella produzione di autoveicoli (-17,7%), nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-7,1%) e nelle attività estrattive (-5,6%).
Secondo trimestre - A livello tendenziale il calo della produzione industriale nel secondo trimestre è dell'1,1%. Nei primi sei mesi dell'anno, a confronto con lo stesso periodo del 2018, la contrazione è dello 0,8%. La variazione semestrale grezza è invece negativa per l'1,4%.
Unione Consumatori: "Difficile pensare a una ripresa" - "Il Paese arretra, altro che ripresa di fine anno. Chiudiamo il secondo trimestre nel peggiore dei modi", ha commentato il presidente dell'Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona. "Anche se la stima sul Pil dell'Istat, comunicata due giorni fa, già conteggiava il dato negativo di oggi della produzione, quello che preoccupa è che chiudiamo il trimestre con segnali di peggioramento che certo non possono far ben sperare per il futuro. In dodici anni, i beni di consumo durevoli sono crollati addirittura del 30,3%, quasi un terzo"".