L'Iran e l'accordo sul nucleare

Iran: i rapporti con l’Italia prima e dopo le sanzioni

Le restrizioni economiche imposte alla Repubblica Islamica da Stati Uniti, Nazioni Unite e Unione europea sono costate all’Italia 15 miliardi di euro di esportazioni

15 Lug 2015 - 11:40
 © ansa

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Dopo mesi di trattative l'accordo sul nucleare Iraniano tra la Repubblica islamica e i Paesi del 5+1 (ovvero i Paesi Onu con diritti di veto: Stati Uniti, Regno Unito, Cina, Francia e Russia, più la Germania) è stato raggiunto. L'Iran limiterà notevolmente la sua attività di arricchimento di uranio impoverito e l'Occidente, in cambio, revocherà gradualmente le sanzioni che per anni hanno tenuto al guinzaglio l'economia iraniana, aprendo così a nuovi scenari anche per le aziende italiane.

Come spiega il Sace nel suo Focus On - Iran, alla rincorsa del tempo perduto sono nove anni che l'Iran è costretto a limitare i propri scambi commerciali con l'estero, ma le conseguenze negative non hanno interessato solo il Paese colpito direttamente dalle sanzioni applicate da Stati Uniti, Nazioni unite e Unione europea.

L'Italia, per esempio, tra il 2006 (anno di inizio dell'applicazione delle sanzioni) ed il 2014, a causa delle restrizioni, ha perso qualcosa come 15 miliardi di euro di esportazioni di cui oltre il 60% solo tra il 2011 ed il 2013 (ovvero il periodo in cui è stata applicata la seconda tranche sanzionaria). Solo nel 2006 l'impatto delle restrizioni commerciali è costato all'Italia il 19% delle esportazioni nel Paese con un ulteriore -25% nel 2012 e nel 2013. Di conseguenza si è ristretta anche la quota di mercato: tra il 2000 e il 2013 la fetta italiana sul totale delle importazioni iraniane è stata pari al 4,6% contro il 6,9% registrato solo nel periodo pre-sanzioni, quindi tra il 2000 ed il 2005. Nonostante ciò, l'Italia tutt'oggi è il nono partner commerciale dell'Iran.

Il settore più colpito è stato quello della meccanica strumentale. Si tratta di un comparto che dall'inizio dell'applicazione delle restrizioni commerciali ha subito un crollo di undici miliardi di euro, di cui sette solo negli ultimi tre anni. Un crollo di due miliardi di euro ha interessato poi le esportazioni verso Teheran di metalli, prodotti chimici e apparecchiature elettriche.

È dunque chiaro che l'impatto negativo delle sanzioni sul commercio estero italiano è stato notevole. Secondo il Sace, infatti, senza le sanzioni il nostro Paese, nel periodo 2006-2018 avrebbe accumulato 17 miliardi di euro di esportazioni in più.

Ma le sanzioni sono state imposte quindi bisogna necessariamente pensare al concreto e quindi a recuperare il tempo perduto: se l'Italia, ora che le sanzioni saranno gradualmente rimosse, riuscisse a riproporre il tasso di crescita delle esportazioni verso l'Iran registrato tra il 2000 ed il 2005 (+23,5%), riuscirebbe a garantirsi un incremento delle vendite verso il Paese pari a tre miliardi di euro nel prossimo quadriennio. Certo, la strada sarà in salita vista l'aspra concorrenza di Cina, Russia, Brasile e India. Questi Paesi infatti avevano restrizioni meno vincolanti rispetto a quelle che hanno interessato i membri dell'Unione europea.

Secondo l'Eurostat tra il 2010 ed il 2013 le esportazioni complessive dei 28 Paesi dell'Unione verso l'Iran, sono calate del 52%, passando dagli 11,3 miliardi di euro del 2010 ai 5,4 miliardi del 2013.

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