La riqualificazione energetica degli edifici consente anche di ridurre i consumi energetici, l'inquinamento e le bollette
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Il bonus fiscale per ristrutturazioni edilizie e la riqualificazione energetica ha offerto un importante contributo al settore edilizio. I dati, contenuti nell'aggiornamento del Rapporto di Cresme e del Servizio studi della Camera sugli effetti delle detrazioni fiscali nell'edilizia, lo dimostrano ampiamente.
Nel 2014, infatti, i crediti d'imposta del 50% per le ristrutturazioni edilizie e del 65% per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici – ovvero i cosiddetti ecobonus – hanno generato investimenti per 28,5 miliardi di euro e creato 425 mila posti di lavoro fra diretti ed indotto.
Una notizia positiva per il settore edilizio, che negli ultimi anni ha vissuto momenti difficilissimi: secondo Confartigianato, dal marzo 2008 al marzo 2015, il comparto ha perso oltre 460 mila posti di lavoro.
Nel periodo compreso tra il 2007 e il 2015 i lavori di recupero edilizio, incentivati con il bonus, sono stati pari a 132 miliardi di euro. A questi vanno sommati i 29 miliardi degli interventi con ecobonus, per caldaie, coinbentazioni termiche, infissi e pannelli solari. Gli ecobonus non hanno consentito soltanto la creazione di nuovi posti di lavoro, ma hanno avuto effetti positivi sull'ambiente e sul portafoglio di chi ne ha usufruito.
Infatti, la riqualificazione energetica di un edificio – pubblico o privato – permette una riduzione delle emissioni di anidride carbonica, dei consumi (per l'Enea, l'energia usata nell'edilizia residenziale per riscaldare gli ambienti e per l'acqua calda è circa il 30% dei consumi energetici nazionali) e un conseguente abbassamento della bolletta energetica.