L'indagine Tecnè

Peggiora il clima di fiducia

L'attuale fase di incertezza colpisce tutti i campioni analizzati, in particolare le famiglie

18 Lug 2016 - 14:35

Quanto emerge è un maggiore pessimismo, che coinvolge diversi strati del paese ma in particolare le famiglie. Il report sulla Fiducia economica delle famiglie e delle imprese che l'istituto di ricerca Tecnè ha condotto per la Fondazione Di Vittorio restituisce un quadro che conferma l'attuale fase di incertezza: per quanto riguarda la situazione economica del paese, ad esempio, le valutazioni negative continuano a prevalere ampiamente rispetto a quelle positive.

I giudizi sulla situazione economica dell'Italia, in verità, peggiorano in tutti i campioni analizzati nell'indagine (imprese, famiglie e lavoratori dipendenti, precari, disoccupati, pensionati). Tra gli imprenditori soltanto il 3% ritiene che la situazione economica italiana sia in fase di miglioramento (in calo dello 0,7% rispetto al primo trimestre dell'anno) mentre cresce la quota di quanti ritengono sia in corso un peggioramento (dal 29,3% al 30%).

Ancora più netto il calo dei giudizi positivi delle famiglie che scendono del 3,6% rispetto al periodo precedente. Trend analogo tra i lavoratori dipendenti, disoccupati e pensionati. In questo modo nella scala che va da 1 (molto peggiorata) a 100 (molto migliorata) i tre campioni di riferimento restano in territorio negativo: a 40, stabile, le imprese; a 39 (dal precedente 41) le famiglie; a 41 (da 43) i lavoratori dipendenti, precari, disoccupati, pensionati.

Le prospettive nei 12 mesi seguono tale andamento e si registra un calo significativo dell'indice di fiducia rispetto ad un anno fa. Solo il 15,3% degli imprenditori, infatti, prevede un miglioramento. In flessione anche la fiducia delle famiglie (-2,3% rispetto al trimestre precedente) e tra quest’ultime cresce anche la quota di quante temono un peggioramento (+2%). Analogo andamento si registra nel sub-campione di lavoratori dipendenti, disoccupati e pensionati con la fiducia in calo del 2,3% e una crescita della quota di pessimisti del 2%.

Se si guarda alla situazione personale, invece, l'unico miglioramento – seppur lieve – riguarda le imprese (+0,7%). In calo risulta essere il giudizio positivo delle famiglie (-1%, da 5,7% a 4,7%) e quello dei lavoratori dipendenti, precari, disoccupati, pensionati (-0,7%). Osservando pertanto l'indice, in territorio positivo si collocano le imprese (52), in rialzo sul trimestre, ma sotto il valore del terzo trimestre 2015 (54). Le famiglie e i lavoratori dipendenti, precari, disoccupati e pensionati si attestano rispettivamente a 42/100 e 38/100, evidenziando in entrambi i casi una flessione pari ad un punto.

Nelle prospettive a 12 mesi, tra le imprese i giudizi positivi sull’andamento economico dell’attività crescono del 2,5% rispetto al trimestre precedente, a 22,6% (l'indice cresce così di due punti, a 58/100). Tra le famiglie in generale la fiducia sulla condizione economica personale resta sugli stessi livelli del trimestre precedente (la vede in miglioramento il 12% del campione), mentre registra una leggera crescita tra le famiglie dei lavoratori dipendenti, disoccupati e pensionati (+0,3%, da 9 a 9,3%). In entrambi i campioni, però, cresce in maniera marcata la quota di quanti temono un peggioramento (+1,8% e +2,1%).

Capitolo lavoro. In generale calano le attese positive con giudizi che sembrano riflettere i timori, per l’anno in corso, non solo per la fine dell’effetto degli sgravi contributivi ma anche per il raffreddamento delle attese su crescita e domanda interna, in particolare sul versante dei consumi. Tra gli imprenditori cresce la quota di quanti si attendono un aumento degli occupati (+2,4%), ma anche la porzione di chi invece si aspetta un calo (+1,7%). Tra le famiglie la fiducia è poca e il 3,7% in meno – cioè dal 30,3% al 26,6% – di esse prevede un miglioramento della condizione occupazionale. Quelle che temono una diminuzione crescono del 6,2% rispetto alla prima parte del 2016. Analoga dinamica per le famiglie dei lavoratori dipendenti, disoccupati e pensionati, tra i quali diminuiscono i giudizi positivi (-3,4%) e crescono quelli negativi (+7,4%).

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