Dalle previsioni di crescita dell'1,3% di novembre si scende allo 0,3%. Scenario negativo anche sui mercati finanziari per tensioni commerciali, Brexit e novità sul fronte Parlamento Ue
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L'Istat taglia le stime del Pil per il 2019, che passano da un +1,3% al +0,3%. E' una "forte revisione" delle previsioni di crescita rispetto ai dati rilasciati a novembre, spiega l'Istituto, sottolineando anche il "deciso rallentamento" a confronto con l'anno precedente (+0,9%).
La frenata del Pil peserà sul lavoro - "La decelerazione dei ritmi produttivi inciderebbe anche sul mercato del lavoro. Nel 2019 si prevede che l'occupazione rimanga sui livelli dell'anno precedente (+0,1%) mentre si registrerebbe un lieve aumento del tasso di disoccupazione (10,8%)". Peggiorano quindi le stime che erano state diffuse a novembre, quando la disoccupazione veniva data al 10,2%. Il 2018 si era chiuso con un tasso al 10,6%. Le stime sul Pil risultano tuttavia "lievemente" migliori rispetto a quelle rilasciate il 7 maggio dalla Commissione Ue, che aveva previsto una crescita dello 0,1%, grazie a previsioni più alte per gli investimenti.
Consumi, spinta limitata dal reddito di cittadinanza - Nel 2019 l'Itat prevede "un moderato incremento dei consumi delle famiglie", che sarà sostenuto "dall'aumento del monte salari e, in misura limitata, dalle misure sul reddito di cittadinanza". Nel dettaglio, nel 2019 la spesa delle famiglie in Italia crescerà "a un tasso simile a quello del 2018 (+0,5% rispetto a +0,6%)". A fronte di "un miglioramento del potere di acquisto - precisano all'Istituto di statistica -, l'attuale fase di incertezza porterebbe le famiglie ad assumere comportamenti precauzionali, determinando un aumento della propensione al risparmio".
Di certo, secondo l'Istat, "la domanda interna al netto delle scorte fornirebbe l'unico contributo positivo alla crescita del Pil (0,3%), mentre l'apporto della domanda estera netta e quello della variazione delle scorte risulterebbero nulli".
Rischi al ribasso da Brexit ed elezioni Ue - Simulando "un peggioramento delle condizioni di incertezza economico-politica, l'Istat rileva che "l'evoluzione di alcuni fattori quali l'acuirsi delle tensioni commerciali, le decisioni connesse alla Brexit e più in generale alla fase di ricostituzione del Parlamento europeo, potrebbero generare un aumento dell'incertezza sui mercati finanziari". Uno scenario negativo, continua l'Istat, che "avrebbe effetti prevalentemente sulle scelte di investimento", che peggiorerebbero "ma non si verificherebbe una riduzione significativa del Pil". Previsto tuttavia un aumento degli "investimenti fissi lordi italiani" che crescerebbero dello 0,3% "beneficiando in misura contenuta anche delle agevolazioni inserite nel decreto crescita".