Secondo il Rapporto della Akatami, in Italia sono aumentate la penetrazione e la velocità della banda larga, ma rimane comunque indietro agli altri principali Paesi
Più volte il governo ha ribadito l’intenzione di ampliare la fornitura di connessione a banda larga nel Paese. Qualche passo in avanti, stando alle cifre emerse dal Rapporto della Akatami, è stato fatto, ma è chiaro che c’è ancora molto da fare.
Secondo lo studio, infatti, in quanto a penetrazione della connettività a banda larga - nonostante il nostro Paese abbia superato la Francia - l’Italia rimane comunque agli ultimi posti della classifica dei Paesi Emea (Europa, Medio Oriente e Africa), fermandosi alla 29esima posizione. Nel secondo trimestre il tasso di diffusione di connettività ad almeno 4Mbps si è attestata all’81% nel nostro Paese, riportando una diminuzione del 2,4% rispetto al trimestre precedente e un aumento del 16% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Anche sul fronte della velocità l’Italia si piazza agli ultimi posti della graduatoria, sia per quella media, che per quella di picco. La nostra velocità media è infatti di 8,2 Mbps, in aumento dello 0,5% rispetto al periodo gennaio-marzo e del 29% sul secondo trimestre dello scorso anno, ponendoci al 53 esimo posto della classifica mondiale al 28% di quella riservata ai Paesi Emea.
Per quanto riguarda invece la velocità di picco, pari a 39,4 Mbps in Italia, il nostro Paese registra una variazione del +7,9% rispetto al trimestre precedente e un aumento del 30% rispetto allo stesso periodo di un anno fa.
Nonostante il piazzamento rispetto agli altri Paesi delle aree considerate non sia dei più incoraggianti, i buoni risultati messi a segno fanno comunque ben sperare, soprattutto perché stando ad alcuni studi (come quello condotto dalla Ericcson) ad raddoppio della velocità d connessione corrisponderebbe un incremento del Prodotto interno lordo di 0,3 punti percentuali. Non solo, ad ogni aumento del 10% del tasso di penetrazione della banda larga si assocerebbe una crescita aggiuntiva del PIL dell’1% e la creazione di ottanta nuovi posti di lavoro.