La produzione è sotto le attese, anche se i precedenti dati sugli ordinativi fanno sperare in meglio per i prossimi mesi. Ma molto dipenderà dal clima di fiducia
© ansa
Quando si analizzano i dati sull'industria è opportuno osservare sia il fatturato che gli ordinativi. Questo perché nel primo caso avremo una fotografia limpida di quella che è la situazione attuale, nel secondo per delinearne l'andamento in prospettiva. Una lettura dell'andamento in prospettiva necessario: a leggere altrimenti i dati Istat sulla produzione industriale di settembre ci sarebbe solo di che preoccuparsi.
A settembre 2014 l'indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dello 0,9% rispetto ad agosto. Nella media del trimestre luglio-settembre la produzione è diminuita dell'1,1% rispetto al trimestre precedente (il calo più marcato dal quarto trimestre 2012). Nella media dei primi nove mesi dell'anno, informa sempre l'Istat, la produzione è scesa dello 0,5% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Una timida ripresa, tuttavia, potrebbe passare per il mercato estero, che compensa la domanda interna, evidentemente ancora troppo debole. Il fatturato dell'industria – gli ultimi dati che disponiamo in questo senso sono quelli diffusi a ottobre, i prossimi usciranno nelle prossime settimane – risultava ad agosto in crescita dello 0,4% su base mensile, ma la componente massiccia proveniva, appunto, dal mercato estero (+3%). Il problema, tuttavia, sta nell'andazzo altalenante. Il balzo dello 0,4% è comunque misero, se si considera il -1% di luglio.
Al calo della produzione industriale che già si era registrato in estate (ovviamente c'è da tenere anche in considerazione il periodo di riferimento) continua poi ad affiancarsi una diminuzione del 3,2% degli ordinativi sull'anno (ancora ad agosto). Le cose potrebbero migliorare un po' nei prossimi mesi: per gli ordinativi totali, infatti, si registrava un incremento congiunturale dell'1,5%, con aumenti sia sul mercato estero, sia su quello interno (seppure più lievi). Tuttavia è bene precisare che molto dipende anche dal clima di fiducia delle imprese, dettato a sua volta dal livello delle scorte di magazzino e dall'andamento del mercato. Nel mese di ottobre l'inidice del clima di fiducia elaborato dall'Istat risultava in miglioramento (a 89,3 da 86,9 di settembre) in tutti i settori e con il Centro Studi di Confindustria che registrava – un'indagine mensile su un campione di 380 imprese medio-grandi – nello stesso periodo una produzione industriale in rialzo dello 0,2% su settembre (-0,9% su base annua).
Sembra passata un'eternità, ma appena un anno fa Bankitalia ci andava giù pesante: "La crisi ha distrutto tutti i settori dell'industria italiana". Questo perché in tutti i comparti industriali i livelli produttivi risultano essere inferiori a quelli precedenti la crisi, compresi quei settori in cui il Made in Italy è storicamente forte (ad esempio tessile e calzature, fatta eccezione per alcuni segmenti del lusso e dell'alta gamma).
Gli ultimi dati Istat, dunque, offrono anche il quadro dello stato di salute dei diversi settori dell'industria italiana. Per quanto riguarda i settori di attività economica i comparti che a settembre registrano le maggiori diminuzioni tendenziali sono quelli della fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (-12,8%), della produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (-10,1%) e dell'industria del legno, della carta e stampa (-7,0%). I settori che invece hanno registrato una crescita tendenziale sono quelli della fabbricazione di computer, prodotti di elettronica ed ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+2,6%), della fabbricazione di prodotti chimici (+2,1%) e delle altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine ed apparecchiature (+1,1%).
È un problema che coinvolge ad ogni modo l'intera Eurozona, compresi i partner più forti. Basti pensare alla Germania: nel mese di settembre la produzione industriale tedesca è risalita dell'1,4%, ma sotto le attese degli analisti e con una contrazione dello 0,1% su base tendenziale. Molto peggio il trend degli ordini, che segna un aumento dello 0,8% a settembre dopo il consistente calo del periodo precedente.