Per poter vendere prodotti finanziari ad alto rischio i funzionari compilavano i Mifid (questionari di accertamento del profilo di rischio del cliente) al posto dei piccoli investitori
© lapresse
Per poter vendere prodotti finanziari ad alto rischio la banca è obbligata a far compilare ai clienti il Mifid, un questionario che accerta la comprensione del rischio. Una pratica imposta dalle direttive Ue e che Banca Etruria aggirava falsificando le risposte e taroccando i titoli di studio. Una signora di 90 anni con la sola terza elementare che ha investito 40mila euro ad esempio risulta con un diploma superiore. E' ciò che emerge dalle pratiche di 1.300 piccoli investitori che si sono rivolti a Federconsumatori per capire cosa fare dopo la perdita di tutti i loro risparmi.
"E' evidente - spiega Chiara Rubbiani di Federconsumatori a La Repubblica - che qui si tratta di persone che non avevano conoscenza alcuna degli strumenti finanziari che stavano acquistando".
C'è anche il caso di chi a 93 anni ha dichiarato nel Mifid (Market in financial instrumets directive) di non aver bisogno dei soldi investiti per i successivi 10 anni o di chi a 42 risulta laureato pur non possedendo il titolo di studio.
I vari dossier dei clienti di Banca Etruria parlano chiaro. Ora sarà il procuratore di Arezzo Roberto Rossi a dover scoprire chi c'è dietro il grande inganno. Il Csm ha infatti archiviato il fascicolo di incompatibilità nei riguardi del magistrato dopo i sospetti caduti su di lui per aver avuto delle consulenze con il Dipartimento degli affari giuridici di Palazzo Chigi.
Mistero, invece, come riporta il quotidiano, sull'inchiesta aperta a Perugia sulle rivelazioni del massone in sonno Valeriano Mureddu, che ha parlato di incontri tra l'allora vicepresidente di Banca Etruria Pier Luigi Boschi e il faccendiere della P3 Flavio Carboni.