Lavoro in Expo: le storie dei giovani che hanno deciso di accettare la sfida
© tgcom24 | Andrew Antenucci.
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Andrew è arrivato dall’Australia pur di essere in prima linea nell’esposizione universale. Daniele e Marco sperano di imparare tanto da sei mesi a contatto con tutto il mondo
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Il suo secondo paese, l'Australia, non è presente sul Decumano di Expo con un proprio padiglione, ma lui è volato da Adelaide a Milano per essere presente alla manifestazione. Andrew Antenucci, 32 anni e una laurea in marketing e relazioni internazionali, lavorava come consulente politico. Ha mollato tutto per collaborare al successo dell'esposizione universale e oggi svolge sul sito il ruolo di Area Team Leader.
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Per una volta insomma, un giovane talento italiano non è scappato a gambe levate all'estero ma, attratto da quanto succede nel nostro Paese, vi ha fatto ritorno. Andrew è uno dei 247 team leader assunti da Expo Spa attraverso Manpower Group, quelle figure che monitorano costantemente il sito e si assicurano che la complessa macchina dell'organizzazione funzioni come si deve. Con un'età media di 36 anni e 1.700 euro di stipendio netto, è merito loro se, come ripetuto più volte dal Commissario Unico per Expo Milano 2015 Giuseppe Sala, tutto sta andando come da programma e persino meglio.
In qualità di Human Resources Premium Partner di Expo Spa, ManpowerGroup ha gestito la selezione e l'assunzione solo di una parte dei quasi 15mila lavoratori impiegati sul sito dal 1° maggio al 31 ottobre, in particolare ha ricoperto circa 1000 posizioni per Expo Spa e oltre 2000 posizioni per i Padiglioni.
Dall'8 settembre 2014 al 24 aprile 2015 solo per le posizioni di lavoro per Expo Spa Manpower ha raccolto circa 160.000 candidature che, dopo un rigoroso processo di selezione, sono diventate 1000.
A far crollare del 46% il numero di potenziali lavoratori della manifestazione, sono state diverse cause: dalla richiesta di un'ottima conoscenza della lingua inglese non posseduta da tutti coloro che avevano compilato l'application iniziale, alla ripresa del mercato del lavoro e al varo del Jobs Act che hanno creato altre opportunità di impiego, magari con durate superiori ai sei mesi di Expo; dalla lunghezza e complessità del processo di selezione alla turnazione che prevede il lavoro anche nelle giornate di sabato e domenica.
Non tutti i candidati insomma, sono stati d'accordo con la previsione del ministro del Lavoro Giuliano Poletti: "Un giovane che ha fatto un'esperienza anche di 6 mesi in una situazione particolare come quella di Expo - ha dichiarato - sicuramente si troverà avvantaggiato nelle successive opportunità, perché quest'esperienza vale, ha un suo peso e un suo significato. Molte capacità professionali che saranno acquisite dentro l'esperienza dell'Expo, sono reimpiegabili a posteriori".
Per fortuna altri giovani di talento hanno deciso di mettersi in gioco per quella che fino a ottobre sarà la vetrina internazionale dell'Italia. Daniele Maffioli Torriani, 28 anni, laureato in scienze Politiche, fa parte delle squadre mobili che presidiano il sito e segnalano le criticità. È convinto che il valore della sua attività attuale non possa essere misurato con parametri standard: “Bisogna vivere un'esperienza come Expo al di là dell'orario e dello stipendio che comunque sono buoni: è importante vivere questa esperienza perché si partecipa a qualcosa di grande”. A Tgcom24 racconta il motivo di tanto entusiasmo: "Sono a contatto con molti giovani che arrivano da tutto il mondo e posso confrontarmi con loro su un tema, quello del cibo, che ci accomuna tutti".
Storia molto simile a quella di Marco Cillo, 31 anni, pugliese che dopo gli studi a Torino, è oggi Area Team Leader. Per lui l'esperienza di lavoro in Expo si sta rivelando migliore delle aspettative: “È una macchina che funziona ed è davvero tutto da vedere. Anche chi non ha mai viaggiato può fare un tour mondiale, enogastronomico e culturale. Da Palazzo Italia al Padiglione dell'Oman, le attrazioni da visitare sono davvero tante".