Lavoro

Cosa ostacola la piena ripresa dell'occupazione

Si registrano miglioramenti in molte economie avanzate, ma restano alcuni scogli quali disoccupazione di lunga durata e minore partecipazione alla forza lavoro

02 Mag 2016 - 13:57

Il mercato del lavoro ha fatto segnare dei progressi nelle economie avanzate, già osservati nel corso del 2015. Nell'Unione europea il tasso di occupazione ha toccato il 70,1%, registrando un incremento dello 0,9% sul 2014. Negli Stati Uniti, in attesa venerdì dei nuovi dati, il tasso di disoccupazione si attesta ormai da tempo su valori prossimi al 5%. Livello che dovrebbe restare invariato, mentre le previsioni relative al mese di aprile stimano 200 mila posti di lavoro in più.

Insomma, nel complesso i livelli occupazionali sono migliorati negli ultimi tempi rispetto agli anni più duri della crisi economia. Restano tuttavia delle zone d'ombra, ostacoli che rallentano la piena ripresa dell'occupazione. A cominciare dalla disoccupazione di lunga durata e dalla partecipazione alla forza lavoro.

Negli Stati Uniti i buoni risultati ottenuti si scontrano proprio con l'andamento del tasso di partecipazione alla forza lavoro, ovvero il rapporto tra forza lavoro – occupati e disoccupati in cerca di impiego – e popolazione. Quest'ultimo indicatore ha registrato una discesa già dal 2010, arrivando persino a toccare i minimi da oltre 40 anni, al 62,4%.

Per quanto riguarda l'Unione europea, la quota di disoccupazione di lunga durata – la condizione, cioè, che interessa i disoccupati che sono senza lavoro da 12 mesi o più – si è attestata nel 2015 al 48,3%, ma il livello varia in modo significativo in tutte le regioni (Eurostat). In circa il 30% delle regioni europee la maggioranza dei disoccupati risultava essere senza lavoro da almeno un anno, ma in alcune realtà – ad esempio in quattro regioni della Grecia – il valore supera, e non di poco, il 70%.

In Italia, se si osservano i recenti dati Istat, le differenze si notano soprattutto tra le classi di età. Nella classe 25-34 anni gli inattivi sono aumentati in un anno (marzo 2015 – marzo 2016) di 20 mila unità (gli inattivi sono le persone che non fanno parte delle forze di lavoro, ovvero quelle che l’Istat non classifica come occupate o in cerca di occupazione); nulla la variazione nella classe 35-49 anni.

Su base congiunturale i dati sono abbastanza conformi. Nella classe di età 25-34 anni si registra un calo del tasso di occupazione e di quello di inattività pari a 0,1 punti percentuali, mentre il tasso di disoccupazione cresce di 0,4 punti. Tra i 35-49enni il tasso di occupazione cresce nell’ultimo mese di 0,4 punti percentuali, a fronte di una diminuzione del tasso di disoccupazione di 0,5 punti e della stabilità del tasso di inattività.

Nel nostro paese il tasso di occupazione (15-64 anni) raggiunge a marzo il 56,7%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente. Nel 2015, relativamente alla fascia di età 20-64 anni così come previsto dall'obiettivo della Strategia Europa 2020 (occupazione al 75%), l'indicatore si è attestato al 60,5% (il target Ue per l'Italia è fissato al 67%).

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