A pesare sarà il contestuale incremento della partecipazione al mercato del lavoro
L'ultimo dato è relativo a novembre e certifica che tra le piccole e micro imprese italiane l'occupazione risulta in aumento rispetto al mese precedente (+0,7%), allo stesso periodo del 2015 (+3,2%) e al dicembre 2014 (+6,7%). Ma l'occupazione dovrebbe continuare a crescere anche nei prossimi mesi.
Nel suo Osservatorio – lo studio periodicamente passa in rassegna un campione di 20.500 aziende che danno lavoro a 125mila dipendenti – la CNA sottolinea che la crescita registrata da gennaio e novembre è dovuta al fatto che la forte diminuzione delle cessazioni (-8,6%) è di gran lunga superiore al calo delle assunzioni (-4,5%).
I dati certificano che le imprese hanno preferito i contratti a tempo determinato o d'apprendistato a rapporti di lavoro più stabili. La riduzione registrata tra le assunzioni a tempo indeterminato è stata particolarmente rilevante – rispetto ai primi undici mesi del 2015, quando le imprese potevano usufruire degli sgravi contributivi previdenziali per ogni assunzione a tempo indeterminato, il calo è stato del 39,7% – mentre sono cresciuti tanto i contratti a tempo determinato (+9,6%) quanto l'apprendistato (+23,1%).
Quello a tempo indeterminato resta comunque il contratto maggiormente utilizzato (a novembre 2016, il 76% dei lavoratori dipendenti ne aveva sottoscritto uno). Più in generale, l'ISTAT sostiene che, nonostante l'impossibilità di ricorrere agli sgravi contributivi introdotti per favorire le assunzioni a tempo indeterminato, le imprese non smetteranno di creare nuova occupazione.
L'occupazione, misurata in unità standard di lavoro, dovrebbe crescere complessivamente di circa il 2% tra il 2017 e il 2019 (nel settore privato l'incremento dovrebbe del 2,5%). Il tasso di disoccupazione – ovvero il rapporto tra chi è alla ricerca di un impiego e la forza lavoro – non dovrebbe diminuire solo leggermente, però.
L'ISTAT spiega che il contestuale incremento della partecipazione al mercato del lavoro, imputabile al miglioramento delle prospettive occupazionali e al progressivo innalzamento dell'età di pensionamento, comporterebbe una discesa solo graduale del tasso di disoccupazione, che nel 2019 scenderebbe al 10,8% (dal 11,9% del 2015).
Anche il Centro Studi di Confindustria (CsC) prevede una crescita dell'occupazione nel prossimo biennio che, anche se confermata, non permetterà comunque un ritorno ai livelli precedenti alla crisi economica: nel 2008 i posti di lavoro erano 1,1 milioni in più rispetto agli oltre 24 milioni stimati da Confindustria per il 2018 (+905mila occupati in più rispetto all'ultimo trimestre del 2013).