Secondo Confcommercio, particolarmente rilevante è stato il contributo offerto dalle “nuove” professioni
L'Ufficio studi di Confcommercio rileva che, rispetto a quanto accaduto altrove, tra i professionisti la dinamica occupazionale è stata positiva dal 2008 ad oggi.
Secondo la ricerca Riavviare la crescita: il ruolo delle professioni nel terziario di mercato, tra il 2008 e il 2014 – un periodo particolarmente delicato sul fronte occupazionale, durante il quale sono andati persi 800mila posti di lavoro –, il numero dei professionisti è cresciuto (+130mila unità) fino a raggiungere quota un milione e 300mila unità circa (ad oggi i professionisti rappresentano il 5,8% dell'occupazione totale).
Particolarmente rilevante (circa l'85% dei nuovi posti di lavoro è riconducibile a loro) è stato il contributo offerto dai cosiddetti non ordinistici – ovvero “le nuove” professioni (amministratori di condominio, informatici, wedding planner, designer…) non organizzate in ordini o collegi –, che ad oggi sono 338mila unità (+48,8% in più rispetto al 2008).
A crescere, però, è stato anche il reddito complessivo prodotto dai professionisti è salito di quasi il 16%, passando dai 4,9 miliardi del 2008 ai 5,6 miliardi del 2014, in controtendenza rispetto a quanto registrato altrove: nello stesso periodo di tempo, il reddito di impresa è diminuito del 5,9%.
Lo studio osserva comunque che in termini aggregati il reddito individuale dei professionisti non ordinistici è stato pari a poco più di 16.600 euro nel 2014, circa un terzo di quello dei cosiddetti ordinistici (45.839 euro) e oltre quattro volte inferiore a quello medio di impresa (84.489 euro).
Qualche tempo fa la CNA, la Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa, aveva tracciato un identikit del lavoratore “non ordinista” medio, che solitamente ha 46 anni – la componente giovanile risulta pari al 41,7% del totale –, sei volte su dieci è maschio e possiede un alto livello d'istruzione. Otto su dieci hanno conseguito titoli specifici per esercitare, anche se oltre la metà di questi titoli non sarebbero obbligatori, ma volti a elevare la competenza personale.