Ma dall'indagine Manpower emergono anche alcune criticità: il Nord-Est sarà più dinamico delle altre aree geografiche e contano le dimensioni aziendali
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In un contesto occupazionale ostico come risulta essere, al momento, quello italiano nonostante i miglioramenti del mercato del lavoro registrati dall'Istat di recente, è opportuno misurare le aspettative delle imprese per comprendere meglio lo stato di salute della nostra economia. E i dati che emergono sono, in fondo, non così negativi.
Anzi, verrebbe da dire, gli esiti dell'indagine Manpower sull'occupazione sono persino incoraggianti, al punto che è possibile osservare in questo senso una "ripresina", pur con le difficoltà dei singoli casi. Ci sono alcuni elementi che stanno giocando a nostro favore. Da un lato i tagli fiscali che hanno reso più bassa la pressione fiscale sul lavoro, dall'altro l'Expo che è vetrina per il nostro paese nonché occasione per rilanciare gli investimenti, soprattutto esteri.
Detto questo, in almeno sei comparti industriali su dieci si rinvigoriscono le prospettive di assunzione in vista del terzo trimestre. Entriamo nel dettaglio. Manpower riferisce che i datori di lavoro (sono mille, nel complesso, quelli interpellati) del settore manifatturiero segnalano un aumento di 12 punti percentuali, mentre le previsioni risultano più forti di otto e sei punti percentuali nel settore del commercio all'ingrosso e al dettaglio e nel settore edile. Una buona notizia, specialmente per quanto riguarda il settore edile, tra i più colpiti dalla crisi con un un'ingente perdita di posti di lavoro negli ultimi anni.
Ora, per quanto da un anno all'altro le previsioni siano migliorate in cinque dei dieci settori industriali, le intenzioni di assunzione peggiorano in alcuni ambiti, cinque per la precisione. Una perdita di 11 punti percentuali si evidenzia nel settore elettricità, gas e acqua e di quattro punti, poi, nei settori finanziario, assicurativo, immobiliare e servizi alle imprese.
Per quanto riguarda la ripartizione geografica, le sorprese sono minori. Ad un Nord-Est più ottimista corrisponde un Centro che arranca e un Mezzogiorno ancora in difficoltà. Il mercato del lavoro più dinamico, per l'appunto, sarà quello del Nord-Est (la previsione sull'occupazione segna un a +5%). Nel Nord-Ovest, invece, si prevede un andamento occupazionale lento, con una previsione pari a -7%, mentre nel Centro Italia i datori di lavoro prevedono un indice pari al -3%. Peggio andrà al Sud e nelle Isole, dove la previsione netta sull'occupazione è pari a -8%.
Altra questione importante: la dimensione aziendale. Più le aziende sono grandi, più le prospettive migliorano. In quelle di 250 o più dipendenti anche del 6%, in quelle che hanno tra i 50 e i 249 dipendenti del 2%. Di segno opposto le stime per le piccole imprese (10-49 dipendenti), con una previsione pari a -5% e per le microaziende, dove la previsione è di -3%.