L’istituto newyorkese cola a picco per la falla enorme dei mutui subprime, bruciando attivi per 691 miliardi di dollari e lasciando a casa 25.000 dipendenti
È il 15 settembre 2008. Alle 13.45, ora italiana, Lehman Brothers dichiara bancarotta cogliendo di sorpresa il mondo intero, dopo un weekend di trattative sul filo del rasoio ai vertici del colosso d'investimento con oltre un secondo di storia. Un evento che fa precipitare l'economia globale nella crisi più profonda dagli anni '30 del secolo scorso. L’istituto newyorkese cola a picco per la falla enorme dei mutui subprime, bruciando attivi per 691 miliardi di dollari e lasciando a casa 25.000 dipendenti. È la più grande bancarotta della storia americana. A Wall Street, il Dow Jones perde 500 punti, il maggiore calo dagli attentati alle Torri Gemelle nel 2001. Il mondo sotto choc guarda le foto e i video dei bankers di Lehman Brothers che, il giorno stesso, lasciano il grattacielo con gli scatoloni in mano.
Dal 2005 al 2007 la bolla immobiliare cresce esponenzialmente, per i mutui concessi a compratori insolventi che vengono cartolarizzati, creando una montagna di titoli tossici grazie ai quali Lehman Brothers continua a macinare utili record. Ma a metà del 2007, la rotta si inverte e la banca inizia ad accumulare perdite e a tremare, per il crollo di nove mesi prima, il 16 marzo 2008, di un'altra importante banca d'investimento, Bear Stearns, acquistata per un tozzo di pane da JP Morgan Chase, che sotto l'egida della Fed scongiura in un primo momento lo scoppio della crisi con il proprio intervento.
Più tardi, con Lehman, non sarà possibile fare lo stesso. La Fed sonda Bank of America e Barclays, che si rifiutano di ingoiare il boccone indigesto, mentre il Tesoro ha salvato solo una settimana prima i giganti dei mutui Fannie Mae e Freddie Mac, che garantivano oltre 5.000 miliardi di prestiti. Pochi giorni dopo, tuttavia, lo Zio Sam salverà anche l'assicuratore Aig, sborsando 180 miliardi di dollari, prima di iniettare nel sistema bancario altri 700 miliardi di dollari ed evitare il collasso del sistema.
Le autorità statunitensi sono state ampiamente criticate sia per aver sacrificato Lehman Brothers sia per aver salvato altre banche, come Goldman Sachs. "Siamo stati criticati per aver fatto fallire Lehman", ammette Henry Paulson, segretario al Tesoro di George W. Bush, al timone all'inizio della crisi. "Lehman era molto debole, anche rispetto ad altre istituzioni, era molto difficile trovare qualcuno abbastanza forte, in quel momento di pericolo, che si assumesse il rischio", aggiunge Timothy Geithner, allora a capo della Fed di New York.
Il presidente della Bce, Mario Draghi, al termine della riunione di politica monetaria del 13 settembe 2018, ha sottolineato le banche oggi sono "più forti" di 10 anni fa, ma che non bisogna rilassarsi nella vigilanza, "perché in molti casi il business è migrato sul sistema ombra dello shadow banking".