Ma il calcolo sull'anno resta "positivo": la bolletta 2025 cala del 2,1% sul 2024
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Nel primo trimestre del 2025, la bolletta elettrica per il cliente tipo 1 "vulnerabile" servito in maggior tutela aumenterà del 18,2%. Lo rende noto l'Arera. L'incremento riguarda circa 3,4 milioni di persone: si tratta di cittadini di oltre 75 anni, percettori di bonus sociale, soggetti disabili, residenti in moduli abitativi di emergenza o in isole minori, utilizzatori di apparecchiature salva-vita. Nonostante gli aumenti, la spesa annuale per l'utente tipo vulnerabile in regime di maggior tutela si attesterà a 523 euro nel periodo compreso tra il 1° aprile 2024 e il 31 marzo 2025, un valore inferiore del 2,1% rispetto ai 534 euro registrati nel periodo precedente (1° aprile 2023 - 31 marzo 2024).
Nonostante gli aumenti, la spesa annuale per l'utente tipo vulnerabile in regime di Maggior Tutela si attesterà a 523 euro nel periodo compreso tra il 1° aprile 2024 e il 31 marzo 2025. Tale valore rimane inferiore del 2,1% rispetto ai 534 euro registrati nel periodo precedente (1° aprile 2023 - 31 marzo 2024). Dal 1° gennaio 2025, il prezzo di riferimento dell'energia elettrica per il cliente tipo sarà di 31,28 centesimi di euro per kilowattora, tasse incluse, così suddiviso: 16,64 centesimi di euro (53,2% del totale della bolletta) per i costi di approvvigionamento dell'energia, in aumento del 36,2% rispetto al quarto trimestre 2024; 2,07 centesimi di euro (6,6% del totale della bolletta) per la commercializzazione al dettaglio, invariato rispetto al quarto trimestre 2024.
L`aumento per il prossimo trimestre è riconducibile a diversi fattori: il perdurare delle tensioni geopolitiche in alcune aree strategiche e il rialzo stagionale dei prezzi all'ingrosso dell'energia elettrica, correlato alle quotazioni del gas naturale in vista della stagione invernale. L'analisi delle singole componenti evidenzia che l`aumento della spesa è principalmente dovuto ai costi di acquisto dell'energia elettrica e alle relative perequazioni (complessivamente +16%) e ai costi di dispacciamento (+2,4%). Le variazioni delle altre voci si compensano sostanzialmente tra loro: gli oneri generali di sistema registrano una diminuzione del 2,7%, mentre la spesa per il trasporto e gestione del contatore segna un aumento del 2,5%.
Poi c'è il "generale inverno", con temperature più rigide rispetto al 2023, che hanno generato una progressiva erosione delle scorte nell'Unione Europea. Queste ultime sono scese sotto la soglia del 75%, ben al di sotto della media dell'82,64% degli ultimi 5 anni. Il 28 dicembre del 2023, ad esempio, erano all'87%. Oggi sono pari al 74,74% a 857,9 TWh, contro gli 868,33 TWh della vigilia di Natale e i 992 TWh di un anno fa. Resistono sopra l'80% l'Italia (80,5% a 161,05 TWh) e la Germania (82,19% a 206,71 TWh). Nella vigilia di Natale le scorte italiane erano all'81,48% a 163,02 TWh e quelle tedesche all'82,6% a 207,74 TWh. Su base annua il dato italiano differisce poco dall'83,45% a 164,36 TWh segnato lo scorso 28 dicembre. Al contrario quello tedesco è in maggior sofferenza rispetto al 90,8% a 231,41 TWh di fine 2023. Il presidente russo Vladimir Putin, con le sue ultime dichiarazioni ha fatto il resto. A suo dire è l'Ucraina a "punire l'Europa" rifiutando il transito del gas russo. Gli esperti però non escludono un accordo in extremis, perché il gas russo vale ancora il 19% del fabbisogno europeo.