Rush finale prima del termine di scadenza (31 dicembre). Manca ancora l'ultimo emendamento annunciato dal governo sulle infrastrutture. L'opposizione abbandona i lavori in commissione: "Si rischia l'esercizio provvisorio"
La Manovra resta ancora ferma ai blocchi di partenza, dopo che il governo ha deciso di prendere tempo per le modifiche. L'opposizione che ha abbandonato i lavori in commissione lancia l'allarme sul rischio di esercizio provvisorio, perché vede "l'esecutivo nel caos" (il termine di scadenza per l'approvazione della legge di Bilancio è il 31 dicembre). Manca ancora l'ultimo emendamento annunciato dalla maggioranza, quello sulle infrastrutture, che dovrebbe contenere una rideterminazione dei costi del Ponte sullo Stretto. E visto il tema delicato per l'esecutivo, perché ridurrebbe una parte dei fondi destinati al Ponte nel primo anno, non è escluso che la modifica passi nelle mani dei relatori e venga inclusa nella decina di emendamenti che dovrebbero presentare a breve. Intanto, il ministero dell'Economia e delle Finanze ha escluso e smentito le ipotesi circolate su una possibile proroga del Superbonus 110%. Forza Italia però non cede e spinge sulla proroga: "E' necessaria, il governo ne tenga conto".
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"Sul Superbonus stiamo ancora discutendo perché è una misura costata 130 miliardi, una vera voragine per i conti dello Stato. E' un tema su cui ci si deve muovere con molta, molta accortezza, prima di scrivere una norma e di garantire che venga approvata dal Parlamento. Quindi bisogna fare riflessioni molto accurate, perché si tratta di misure che costano un sacco di soldi". Lo ha detto il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani.
È stato il relatore della Manovra e capogruppo di Forza Italia in commissione Bilancio, Dario Damiani, a riaccendere le speranze di chi ha avviato i lavori ma l'anno prossimo vedrà calare l'agevolazione (che rimarrà fino a 2025). "Penso che qualcosa per chiudere qualche stato di avanzamento di cantieri in maniera non onerosa" possa esserci, "vediamo cosa dice il governo", ha detto Damiani. Toccare il Superbonus è complesso, perché qualunque apertura rischia di coinvolgere risorse che il governo non ha alcuna intenzione di spendere. Ma Forza Italia aveva già tentato di prorogare i termini del 110% per i condomini con emendamenti al dl anticipi, che poi aveva ritirato, e ora ha provato a trovare la soluzione in Manovra.
Anche il capogruppo di FI alla Camera, Paolo Barelli, è intervenuto per difendere il Superbonus. "Va perseguito in modo duro chi ha abusato di questo strumento e addirittura ha truffato lo Stato. Ma al contempo FI ritiene che i cittadini e le aziende oneste che ora sono in difficoltà debbano poter avere una proroga, seppur contenuta, del Superbonus". Lo stop del Mef? "Io ritengo che il governo debba tenere in considerazione la necessità di cittadini, condomini e aziende oneste di poter completare le opere", ha concluso.
Dopo la seduta infruttuosa di lunedì, la commissione Bilancio del Senato aggiorna l'avvio dell'esame della legge, ma l'opposizione denuncia che il governo "è nel caos" e abbandona di nuovo i lavori. "Ci rifiutiamo - spiega la Dem Beatrice Lorenzin - di fare una discussione generale su cose che devono ancora arrivare: hanno annunciato degli emendamenti che non arrivano, vogliamo sapere se alcuni argomenti saranno assorbiti o meno, il governo ha avuto più di un mese di tempo e ora ci troviamo a pochi giorni dal Natale in questa situazione in cui non abbiamo un quadro chiaro". Anche lunedì il capogruppo del Pd Francesco Boccia, quello di M5s Stefano Patuanelli e Tino Magni di Avs, lunedì, avevano lasciato i lavori, spiegando che non ci sono le condizioni per avviare alcun esame e chiedendo al ministro dell'Economia Giorgetti di andare in Parlamento. "Non è arrivato l'altro emendamento annunciato dal governo - aveva sottolineato Boccia - e non ci sono i pareri sui nostri, così il governo non è in grado di rispettare i tempi". "Rischiamo di andare all'esercizio provvisorio", aveva paventato Patuanelli.
Intanto, però, la maggioranza prova a placare gli animi confermando che il tesoretto per le modifiche parlamentari resta di 100 milioni, nonostante i fondi drenati alla sicurezza. Il confronto tra governo e Parlamento va avanti intanto sul fronte del fisco.
Sulla contestata stretta sull'agevolazione fiscale per i cervelli che vogliono rimpatriare, le Camere chiedono al governo di correggere il tiro, allargando di nuovo le maglie. La richiesta arriva con un parere delle commissioni Finanze di Camera e Senato, quindi per sua natura non vincolante ma destinato a riaccendere i riflettori dell'esecutivo su un tema molto sentito sia dalla maggioranza che dall'opposizione. Le commissioni chiedono di mitigare la stretta prevedendo, da esempio, "un regime di maggior favore" per chi si trasferisce in Italia con un figlio minore e per chi fa figli anche "durante il periodo di fruizione", con un rafforzamento degli aiuti crescenti con il numero di bambini a carico. Per le famiglie si chiede anche di "riesaminare l'istituto del ricongiungimento familiare", con incentivi all'occupazione "di donne e/o vittime di violenza".
Il Parlamento vorrebbe anche estendere il vantaggio fiscale di tre anni a quegli impatriati che hanno acquistato una casa in Italia entro il 31 dicembre 2023, e chiede di ammettere al regime chi continua a lavorare per lo stesso soggetto o lo stesso gruppo per il quale lavorava prima del trasferimento.
Nel parere di Camera e Senato rispuntano anche i calciatori, cancellati dall'agevolazione con il decreto di ottobre. Ora il Parlamento chiede al governo di rivedere lo stop.