Federfarma si dichiara soddisfatta di "aver contribuito tutti insieme a cercare di risolvere i problemi nell'interesse dei cittadini"
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C'è una nuova intesa tra il commissario Arcuri, i farmacisti e i distributori di dispositivi medicali su le mascherine "chirurgiche" al prezzo calmierato di 50 centesimi più Iva. Aiuti economici sui costi delle mascherine acquistate sul mercato, con una compensazione dello Stato fino a 10 centesimi a pezzo su eventuali maggiori importi che i distributori potrebbero sostenere. Questi ultimi potrebbero arrivare a comprarle in Cina fino a 48 centesimi.
L'obiettivo di mettere fine - per ammissione dello stesso Commissario - ad "una delle questioni piu' rilevanti della fase 2" sembra raggiunto. L'ultimo accordo, il terzo nell'arco di due settimane, prevede l'impegno dei distributori ad approvvigionare le farmacie con una fornitura di 9 milioni di dispositivi nel mese di maggio a partire da lunedì prossimo. Ma passare al setaccio il mercato asiatico, alla ricerca di mascherine a buon prezzo, non sarà facile.
Per questo il commissario si è impegnato a continuare ad integrare gli approvvigionamenti delle farmacie con 10 milioni di dispositivi nel mese di maggio, a partire da queste ore. Diversa sarà la partita che si giocherà a giugno: con l'arrivo dei dispositivi "Made in Italy" dalle aziende riconvertite, i distributori contano di approvvigionare le farmacie con 20 milioni di pezzi alla settimana. "E' un accordo chiaro in cui tutti, responsabilmente, abbiamo assunto gli impegni che dovevamo", commenta soddisfatto Arcuri, sottolineando che stavolta c'è stata la volontà di tutti per trovare la "soluzione". A risolvere il nodo del prezzo 'popolare' - invariato come già aveva ribadito più volte - è stato Arcuri, il quale garantisce l'integrazione della differenza tra il prezzo a cui i distributori comprano ogni 'chirurgica' rispetto al massimo a cui dovrebbero pagarle, che è di 38 centesimi. Lo Stato quindi si farà carico dei costi aggiuntivi sull'acquisto di mascherine all'estero. E considerando che la produzione cinese venderà intorno ai 47- 48 centesimi a pezzo, l'integrazione economica prevista dal Commissario potrebbe raggiungere i 10 centesimi per ogni dispositivo acquistato dai distributori. Questi ultimi avranno come gia' stabilito un ricavo di 2 centesimi e le venderanno a 40 ai farmacisti. Dunque la 'vendita popolare' resta di 50 centesimi più Iva ai cittadini.
Il risultato non è stato facile: dopo una serie riunioni, tra sfuriate, tensioni e reciproche accuse, la quadra è stata trovata solo nell'ultimo incontro. Al tavolo della trattativa i distributori - accusati nei giorni scorsi da Arcuri di non aver mantenuto gli impegni presi - hanno detto al Commissario di essersi trovati di fronte ad un mercato già avviato, dove l'Italia era stata tagliata fuori. Ma ora i toni sono diversi. "Siamo soddisfatti, aldilà di ogni polemica - spiega Marco Cossolo, presidente di Federfarma - di aver contribuito tutti insieme a cercare di risolvere i problemi nell'interesse dei cittadini. Confidiamo che l'accordo sia un punto di partenza per rendere disponibili nel piu' breve tempo possibile le mascherine necessarie alla popolazione". Sulla carta il proble