L'obiettivo, spiega il ministero dell'Economia è "la creazione di un gruppo infrastrutturale di respiro internazionale"
I ministri Pier Carlo Padoan e Graziano Delrio si sono incontrati al Mef con i vertici di Fs e Anas, Renato Mazzoncini e Gianni Vittorio Armani, per valutare l'integrazione tra le due società. Lo rende noto il dicastero dell'Economia, aggiungendo che "si studieranno anche strumenti e meccanismi per garantire l'autonomia finanziaria di Anas". L'obiettivo è "la creazione di un gruppo infrastrutturale di respiro internazionale".
"Possibilità in fase di esplorazione" - L'integrazione tra le due società è una possibilità "in fase di esplorazione", hanno fatto sapere Padoan Delrio, con l'obiettivo di creare una sorta di polo nazionale delle infrastrutture o, come lo definisce l'esecutivo, "un gruppo infrastrutturale di respiro internazionale", capace di fare massa critica e dunque di competere nelle gare all'estero con i big del settore.
Al lavoro per approfondire aspetti di un'integrazione - Dopo le indiscrezioni di stampa e le conferme espresse dai vertici delle due società, il governo ha quindi comunicato di aver riunito gli staff tecnici dei ministeri e gli amministratori delegati di Fs e Anas, Renato Mazzoncini e Gianni Vittorio Armani, per creare un apposito gruppo di lavoro, incaricato di approfondire tutti gli aspetti della questione, compreso quello di mantenere l'autonomia finanziaria di Anas e di non pesare dunque in alcun modo su Ferrovie, destinata alla quotazione.
Le prospettive per Anas - L'idea di far uscire l'Anas dal perimetro dell'amministrazione pubblica permetterebbe intanto allo Stato di ridurre di circa 2 miliardi il peso delle sue partecipazioni soggette alle regole di Bruxelles e, allo stesso tempo, consentirebbe anche di privatizzare la società o di quotarla in Borsa.
Per renderla appetibile ai potenziali acquirenti o investitori, ma anche per permetterle di finanziarsi in modo autonomo sul mercato, l'Anas vedrebbe però innanzitutto modificato il suo sistema di finanziamento. Non più trasferimenti diretti da parte del Tesoro, ma un prelievo sulle accise già esistenti sulla benzina. In questo modo il costo di gestione non ricadrebbe più su tutti i cittadini che pagano le tasse, ma solo su quelli che utilizzano i mezzi di trasporto e quindi le strade gestite dalla società.