Nonostante il miglioramento del trend occupazionale, i divari di genere restano elevati e l'inattività interessa soprattutto la componente femminile
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Dagli ultimi dati Istat sul mercato del lavoro, con particolare riferimento al quarto trimestre 2015, emerge un quadro poco lusinghiero per le donne, a fronte tuttavia dei numeri che in generale mostrano un miglioramento del trend occupazionale. Soprattutto in materia di divari di genere e inattività.
Infatti, spiega a tale proposito l'Istat, i divari di genere aumentano in modo significativo a vantaggio degli uomini. In altre parole la crescita dell'occupazione ha riguarda sostanzialmente gli uomini (+177 mila unità) e l'aumento del tasso di occupazione, nella componente, maschile è oltre tre volte quello femminile (+1,1% e +0,3%).
Tra le donne, però, diminuisce la disoccupazione. Ma non sempre è un fatto positivo. Un problema, in questo senso, è riuscire a coniugare vita familiare e vita lavorativa. Questo perché la riduzione della disoccupazione delle donne, si associa all'aumento dell'inattività femminile nella componente più distante dal mercato del lavoro, che nella maggior parte dei casi è rappresentata da mamme con figli piccoli. Al contrario, tra gli uomini, l'inattività continua a diminuire.
La stima degli inattivi di 15-64 anni, infatti, è tornata ad aumentare dopo sette trimestri di calo ininterrotto, ma il contributo principale arriva dalla componente femminile. Nel quarto trimestre 2015 l'aumento delle donne inattive è di 143 mila unità, mentre gli uomini hanno registrato un calo di 107 mila. Dunque anche l'incremento del tasso di inattività è dovuto specialmente alla componente femminile (con un picco nel Mezzogiorno al 60,8%), mentre l'indicatore continua a diminuire per gli uomini. La crescita dell'inattività – precisa l'Istat al riguardo – interessa coloro che non cercano lavoro e non sono disponibili a lavorare (+130 mila).
Ad ogni modo, a proposito ancora di inattività, diminuiscono per la terza volta consecutiva gli scoraggiati (-36 mila in un anno), che rappresentano il 13,4% degli inattivi di 15-64 anni (il 13,7% nel quarto trimestre 2014). Tra gli scoraggiati ci sono coloro che ritengono di non riuscire a trovare lavoro e la riduzione riguarda le donne e sul territorio si concentra nelle regioni centrali.
Aumentano, tuttavia, gli inattivi per motivi di studio (+37 mila) e per motivi familiari (+27 mila) e si riduce il numero delle persone ritirate dal lavoro o non interessate a lavorare (-45 mila) che coinvolge soltanto gli uomini e i 55-64enni.
Il titolo di studio ha il suo peso, in effetti. Il livello degli occupati è più alto tra quanti hanno una laurea (77%), mentre diminuisce per i diplomati (62,9%) e chi ha al massimo la licenza media (42,5%). Una dinamica simile è quella relativa al tasso di disoccupazione, che è più alto tra coloro che hanno un titolo di studio più basso. L'aumento del tasso di inattività, invece, riguarda tutti i livelli di istruzione.