L'Italia è l'unico Paese Ue a non averne ancora ratificato la riforma. Pressing dall'Europa ma Palazzo Chigi sembra non cambiare idea
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Venerdì 28 aprile potrebbe essere il giorno X per il futuro del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità. Nella riunione dell’Eurogruppo infatti all’Italia verrà chiesto cos’ha intenzione di fare. Il nostro Paese è l’unico a non averne ratificato la riforma, situazione che di fatto “blocca una serie di altre riforme” fanno sapere fonti qualificate. La stessa Commissione Ue attende di conoscere la posizione italiana.
Palazzo Chigi sembra restare sulla sua posizione iniziale, ossia di un Mes “pensato quando eravano in un altro mondo, è uno strumento non una religione. Gli strumenti vanno aggiornati: il Mes non contrasta le crisi”.
Il Mes in verità esiste da anni: il Meccanismo europeo di stabilità - ESM in inglese, European stability mechanism - è stato istituito il 2 febbraio 2012 per sostituire il Fondo europeo di stabilità finanziaria (FESF, che aveva assistito Irlanda, Portogallo e Grecia) e il Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (EFSM) nell'assistenza finanziaria agli Stati. Tutti gli Stati membri della zona euro sono nel Mes che è un organismo intergovernativo con sede a Lussemburgo.
Il principale strumento di assistenza utilizzato sinora è la concessione di prestiti, con cui un Paese entra in un programma di aiuti a fronte di una serie di riforme da attuare (ad esempio il caso della Grecia). Il sostegno alla stabilità prevede dunque condizionalità rigide, a beneficio degli Stati in difficoltà per salvaguardare la zona euro nel suo complesso e gli Stati stessi.
Il Pandemic Crisis Support - Nel 2020, per far fronte all'emergenza coronavirus, è stato istituito il Pandemic Crisis Support (Sostegno alla Crisi pandemica) del Mes, una linea di credito di tipo Enhanced Conditions (cioè con condizionalità rafforzata che però di fatto è stata praticamente azzerata). Disponibile per tutti gli Stati membri dell'area euro durante il periodo di crisi, con termini standardizzati concordati in anticipo dagli organi direttivi del Mes. Non c'è nessuna condizionalità: l'unico requisito per accedere alla linea di credito è che gli Stati che richiedono assistenza si impegnino a utilizzare tale linea di credito per sostenere il finanziamento interno dei costi diretti e indiretti relativi all'assistenza sanitaria, alla cura e alla prevenzione connesse alla crisi Covid-19.
Le spese stimate possono riguardare sia il 2020 che il 2021 e potranno raggiungere un ammontare pari al massimo al 2% del Pil. All'Italia, calcolatrice alla mano, spetterebbero circa 36 miliardi di euro. Se tutti i Paesi membri lo richiedessero si arriverebbe a un totale di circa 240 miliardi di euro. Tenendo presente che un Paese può scegliere se accedere o meno al sostegno e, qualora proceda, può anche non prelevare i fondi.
Il Mes pandemico può essere chiesto per un periodo di dodici mesi, che può essere prorogato due volte per sei mesi ciascuna: i prestiti avrebbero una durata media massima di 10 anni in cui bisognerà restituire oltre al costo del finanziamento Mes, un margine di 10 punti base (0,1%) all'anno, una commissione di servizio una tantum di 25 punti base (0,25%) e un servizio annuale di commissione di 0,5 punti base (0,005%).
Perché c'è chi è contrario - Si tratta di condizioni particolarmente vantaggiose ma chi sostiene non sia necessario fare richiesta del Mes insiste sul fatto che i tassi attuali sono ugualmente bassi. Secondo gli accordi, gli Stati membri che beneficiano dell'assistenza finanziaria precauzionale del Mes sono soggetti a sorveglianza rafforzata, compito svolto dalla Commissione europea, che si concentrerà sul monitoraggio e sugli obblighi di comunicazione sull'uso effettivo dei fondi per coprire i costi sanitari diretti e indiretti. Inoltre l'assenza di condizioni non è prevista nel trattato istitutivo del Mes, che non è stato modificato all'origine, ma solo nelle disposizioni - scritte in un regolamento pubblicato nel giugno 2020- emanate dall'attuale Commissione.