Atene ha concesso a Elpa, Edison e Total la possibilità di trivellare a pochi chilometri dal confine con le acque italiane
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Al Palazzo di vetro dell'Onu, in occasione del summit sul clima, Giuseppe Conte ha ribadito al mondo l'impegno del nostro Paese per bloccare le nuove concessioni di estrazione di idrocarburi. E questo vale anche per il giacimento Fortuna Prospect, situato nel Mar Ionio poco a sud della Puglia. Ma se l'Italia ha deciso di ignorare le parole dei geologi, secondo i quali in quel tratto di mare si troverebbe del metano, il governo di Atene non si è lasciato sfuggire l'occasione: come riporta Il Sole 24 Ore, la Grecia ha autorizzato le società Elpa, Edison e Total a procedere con la trivellazione di un pozzo esplorativo.
Oltre alla beffa anche il danno (economico) - Quando la americana Global Med, società di valorizzazione geologica, aveva proposto all'Italia di esplorare il fondale del Mar Ionio entro i confini nazionali, il nostro Paese aveva risposto che il modello di sviluppo proposto non è in linea con la nostra politica, che le trivellazioni avrebbero distrutto il nostro mare dedito al turismo culturale e alla pesca di qualità. Ma i giacimenti petroliferi non seguono le linee dei confini nazionali e un pozzo di estrazione a pochi chilometri dalla linea delle acque italiane, deturperebbe il nostro prezioso mare anche nel caso in cui battesse bandiera greca. Oltre alla beffa arriva anche il danno economico: se la Grecia trovasse il metano nel fondo del giacimento, otterrebbe le royalty per il gas estratto. Che confluirà nell'ancora inattivo gasdotto Tap, il quale passa anche per la Puglia. Una via d'accesso rapida e preferenziale verso l'Italia, che potrebbe trovarsi a dover comprare del metano "prodotto in casa propria".
Il tira e molla italiano - Da alcuni anni, i diversi Governi che si sono seduti a Palazzo Chigi, hanno stretto sempre più la corda intorno alle concessioni per sfruttare i giacimenti. La storia del pozzo nello Ionio inizia nel 2013 e termina nel 2018, quando il ministero per lo Sviluppo Economico concesse l'autorizzazione definitiva per la costruzione di un pozzo esplorativo. Non definitiva a sufficienza, verrebbe da dire, guardando i fatti recenti. Il Governo Conte-1 aveva infatti imposto un blocco di 18 mesi su tutti i progetti. Impedimento confermato e reso definitivo durante il discorso per la fiducia del suo secondo mandato governativo e in quello all'Onu di pochi giorni fa.
La caccia in mare aperto - Negli ultimi anni molti Paesi dell'Adriatico hanno indetto gare per la ricerca di giacimenti in mare appena fuori i confini delle preziose acque italiane. Oltre alla Grecia, gli altri Paesi pro-trivella sono Croazia, Montenegro e Albania. Ultima arrivata anche la Bosnia, che ha intenzione di cercare il petrolio in quattro piccoli blocchi, due al confine con la Croazia, uno a nord-est del Paese e l'ultimo, il più ampio, al confine tra la regione dell'Erzegovina e l'Adriatico.