L'analisi

Mezzogiorno: ancora ampio il divario economico con il Nord

Secondo alcune simulazioni realizzate dalla Confcommercio, se negli ultimi anni il Pil del Mezzogiorno avesse registrato le stesse variazione del resto d'Italia, oggi il Pil totale sarebbe maggiore di 45 miliardi di euro

09 Giu 2017 - 12:33
 © lapresse

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La crisi economica non ha fatto che ampliare un divario che nel nostro Paese già poteva definirsi “fisiologico”: quello tra il Sud del Paese e il Centro-Nord. Ne parla una nuova analisi della Confcommercio in cui, tra i vari esempi a supporto di questa tesi, spiega che i consumi a fronte dell’aumento del 18,8% registrato al Centro-Nord, nel Mezzogiorno hanno riportato solo un +1,4%.

Un altro esempio di questa discrepanza territoriale è dato dal Pil: fatto 100 il Pil del 1995, nel 2016 quello del Centro-Nord si è attestato a 114,1, mentre quello del Mezzogiorno si è mosso di appena 2,7 punti, portandosi a 102,7 (la media Paese è salita invece a 111,3 nello stesso arco di tempo).

Anche eseguendo lo stesso esercizio per i consumi appare un quadro abbastanza simile. In questo caso l’indice si presenterebbe a 118,8 punti per il Centro-Nord a 101,4 nel Mezzogiorno e a 113,7 punti nella media nazionale. Secondo alcune simulazioni realizzate dalla Confcommercio, se nel periodo considerato il Pil del Mezzogiorno avesse registrato le stesse variazioni messe a segno dal resto del Paese, oggi il Pil sarebbe superiore di 45 miliardi di euro e, allo stesso modo, i consumi avrebbero generato circa 47 miliardi di euro di valore in più.

Lo studio sottolinea comunque che, seppur si fossero verificati questi scenari, le performance italiane sarebbero comunque state tra le peggiori d’Europa.

Anche dal punto di vista del mercato del lavoro il divario tra Mezzogiorno e resto d’Italia è ancora abbastanza ampio. Secondo l’Istat il tasso di disoccupazione si è infatti attestato all’11,7% nel nostro Paese, ma nel Mezzogiorno è stato molto più alto: al 19,6% contro il 7,6% del Nord ed il 10,4% del Centro. Stessa cosa è riscontrabile per il tasso di occupazione. A fronte del 57,2% nazionale, del 65,9% del Nord e del 62% del Centro, si rileva un 43,4% al Sud e nelle Isole.

Comunque sembra che il Sud d’Italia abbia intrapreso finalmente la strada della risalita. Dopo i sette anni consecutivi di discesa del Pil, nel 2015 l’area ha ricominciato a crescere mettendo a segno un +1,1% e un +0,5% nel 2016.

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