Il professor Umberto Bertelè, durante un convegno in Bovisa, ha parlato di imprenditoria e digitalizzazione
“L'economia mondiale è stata trasformata rispetto a soli dieci anni fa da una vera e propria rivoluzione digitale. Sono cambiati i modelli di business ed è diverso non solo il modo di lavorare e produrre ma che quello di vivere”. Questo il fulcro dell’intervento di Umberto Bertelè, professore Emerito di Strategia e Chairman degli Osservatori Digital Innovation al Politecnico di Milano. Nel dibattito del 29 marzo presso il campus Bovisa di Milano il professore ha trattato i temi chiave del suo nuovo libro “Strategia” che parla del fare impresa nell’era della digitalizzazione.
“Oggi le imprese di successo sono quelle che sfruttano al meglio le nuove tecnologie”, ha sottolineato il professor Bertelè. “Nessun ambito è risparmiato dalla digital disruption. Per esempio in campo finanziario 5 delle prime 6 imprese leader mondiali per capitalizzazione di Borsa sono digitali: Apple, Alphabet (Google), Microsoft, Amazon e Facebook e centocinquanta startup in attesa di quotazione e tutte digitali sono state valutate almeno un miliardo di dollari (Uber addirittura 68).
Importante in questo scenario anche l’accesso a internet attraverso dispostivi mobili: ci sono 4 miliardi di smartphone costantemente connessi. Sono questi i dati portati dal professore che aggiunge elementi ad un quadro che via via si fa sempre più completo: “L’intelligenza Artificiale sta facendo progressi: fa svolgere ai software compiti sinora riservati al personale. Infine cresce l’e-commerce ai danni del retail tradizionale, prende piede la guida assistita delle auto e i progressi nella robotica impattano sul settore della produzione industriale”.
Il libro presentato da Bertelè guarda a queste realtà e mira a costruire un ponte fra i fenomeni nuovi e i concetti classici della strategia di impresa esplicitando le interrelazioni fra le imprese e il contesto socio-politico in cui operano: “Servono interventi rapidi sulle regole, sulla qualità della governance e sulla responsabilità sociale”, ha concluso il professore.