Magnati delle big tech come Musk, Bezos e Zuckerberg stanno vedendo crollare i loro patrimoni. La conversione ideologica costa cara ai nuovi alleati del presidente
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Elon Musk, Jeff Bezos, Mark Zuckerberg. I giganti della tecnologia che hanno sostenuto Trump durante la campagna elettorale stanno pagando un prezzo altissimo per il loro impegno politico con i repubblicani. Secondo il "Bloomberg Billionaires Index" in appena sette settimane dall'insediamento del nuovo presidente i cinque principali miliardari presenti alla cerimonia di giuramento hanno visto evaporare ben 209 miliardi di dollari dai loro patrimoni. Un crollo che fa vacillare i troni dorati della Silicon Valley.
Era il 20 gennaio 2025 quando la capitale americana accoglieva, sotto gli occhi del mondo, l'inizio ufficiale del secondo mandato di Donald Trump. I più potenti miliardari del pianeta erano tutti lì, in prima fila, creando una concentrazione di ricchezza mai vista prima in così pochi metri quadrati. Elon Musk, Jeff Bezos, Mark Zuckerberg e Bernard Arnault seduti uno accanto all'altro rappresentavano un patrimonio combinato di oltre mille miliardi di dollari, pronti a brindare all'amico presidente e alle sue politiche pro-business. Ma la festa è durata molto poco.
Il giorno del giuramento di Trump, la Capitol Rotunda del Campidoglio ha ospitato una concentrazione di ricchezza senza precedenti: circa 1.500 miliardi di dollari in 1.500 metri quadrati – un miliardo per metro quadro. Un patrimonio equivalente al Pil annuale di Spagna o Messico. Oltre ai "big five", erano presenti il magnate indiano Mukesh Ambani (90 miliardi), la regina dei casinò Miriam Adelson (36 miliardi), Rupert Murdoch (20 miliardi) e persino i "parenti poveri" Tim Cook di Apple (2,2 miliardi) e Sam Altman di Open AI (2 miliardi).
Il "tocco di Trump" si è rivelato l'opposto di quello di re Mida: invece di trasformare tutto in oro, ha fatto evaporare ricchezza. In soli due mesi, i cinque principali miliardari presenti al giuramento hanno perso 209 miliardi di dollari. Musk è il più colpito (-148 miliardi), seguito da Bezos (-29 miliardi), Brin (-22 miliardi), mentre Zuckerberg e Arnault hanno "solo" 5 miliardi in meno ciascuno.
Eppure, tutto era iniziato nel migliore dei modi. Tra l'elezione di novembre e il giuramento di gennaio, Wall Street macinava record su record, con l'indice S&P 500 in costante ascesa. Gli investitori si riversavano sui mercati azionari e delle criptovalute, convinti che le politiche di Trump avrebbero fatto decollare i profitti aziendali.
In quel periodo d'oro, Tesla di Musk aveva registrato un impressionante +98%. Il colosso del lusso LVMH di Arnault era cresciuto del 7% solo nella settimana precedente l'insediamento, facendo guadagnare al magnate francese 12 miliardi di dollari. Persino Meta di Zuckerberg, che aveva bandito Trump dalla piattaforma nel 2021, aveva visto un incremento del 9% prima dell'insediamento e un ulteriore 20% nelle prime quattro settimane della nuova amministrazione.
Le aspettative di un "Trump-boom" economico si sono rapidamente sgonfiate. Dal 20 gennaio, l'S&P 500 ha perso il 6,4% e le aziende legate ai miliardari presenti al giuramento hanno bruciato 1.400 miliardi di valore di mercato. Tesla di Musk e Amazon di Bezos hanno registrato crolli significativi, con quest'ultima in calo del 14%. Anche Alphabet (Google) è in difficoltà, sotto pressione dal Dipartimento di Giustizia Usa per vendere Chrome.
Il brusco cambio di rotta è legato all'incertezza sulle politiche commerciali di Trump, ai timori di recessione e alle tensioni geopolitiche. Resta da vedere se questa sia solo una correzione temporanea o l'inizio di un trend più preoccupante.