Secondo la Confcommercio, nonostante “un quadro congiunturale sostanzialmente positivo, l’area del disagio sociale risulta ancora molto ampia”
© lapresse
A settembre l’indice della Confcommercio che misura il disagio sociale del Paese ha registrato un nuovo aumento, annullando, di fatto, il calo registrato il mese precedente. Come spiegato dalla Confederazione il lieve aumento registrato è il risultato di un aumento dei prezzi di beni e servizi ad alta frequenza d’acquisto, solo in parte limitato dalla diminuzione della disoccupazione.
Il MIC (Misery Index di Confcommercio) è infatti calcolato tenendo conto del tasso di disoccupazione esteso e della variazione dei prezzi dei beni e dei servizi acquistati in alta frequenza. Il primo parametro contempla sia le forze di lavoro potenziali che i cassintegrati equivalenti a zero ore, mentre il secondo è rappresentato dall’inflazione di quei prodotti che dovrebbero influenzare in modo più diretto la percezione dell’inflazione da parte delle famiglie.
Tornando ai dati, a settembre il MIC è salito a 18,5 punti dai 18,3 del mese precedente, riflettendo, appunto, l’aumento dei prezzi al consumo di beni e servizi ad alta frequenza d’acquisto, al +1,3% dal +1% di agosto, e il calo della disoccupazione estesa, passata a 13,8 punti dai 13,9 della rilevazione precedente (11,1% il tasso di disoccupazione ufficiale rilevato a settembre dall’Istat).
Quello dell’indice generale è un andamento in controtendenza se si osservano i vari indicatori economici del Paese. La stessa Confcommercio spiega, infatti, che “nel complesso del terzo trimestre, l'indicatore ha mostrato una riduzione, in termini congiunturali, pari a mezzo punto. Ciò nonostante l'area del disagio sociale risulta ancora molto ampia e rappresenta una criticità all'interno di un quadro congiunturale sostanzialmente positivo. Nonostante i progressi rilevati dal lato dell'occupazione, tornata sui valori pre-crisi, il numero di disoccupati continua ad attestarsi su di un livello di poco inferiore ai 3 milioni”.
In effetti, nonostante i progressi messi a segno, per esempio, rispetto al 2013 (quando in media l’indice si è attestato a 21,1 punti toccando il valore più alto degli ultimi anni) abbiano comportato una diminuzione del Mic di quasi quattro puntil’indice si presenta ancora molto lontano dai livelli pre-crisi: si attestava a 12,1 punti nel 2007.