Secondo l'Eurostat, l'inattività è strettamente connessa al sesso, all'età e al livello di educazione
Quanto rilevato dall'ultimo report dell'Eurostat – nel 2015, in Italia, il tasso di inattività tra le donne in età da lavoro era del 45,9% – è un dato particolarmente preoccupante, poiché certifica che nel nostro Paese circa una donna su due è al di fuori del mercato del lavoro.
Gli inattivi sono considerati tali in quanto non sono occupati né sono alla ricerca di un impiego e l'Eurostat osserva che il tasso di inattività – ovvero il rapporto tra gli inattivi e la corrispondente popolazione di riferimento – è strettamente connesso al sesso, all'età e al livello di educazione (chi è in possesso di un titolo di studio elevato ha maggiori possibilità di trovare un impiego, del resto).
Il report dedica un attenzione particolare alla fascia d'età compresa tra i 25 e i 54 anni, il periodo in cui dovrebbe essere più facile trovare un'occupazione o esserne alla ricerca.
Dalla lettura dei dati emerge un quadro preoccupante. Secondo l'Eurostat, in questa fascia d'età le differenze di genere sono più significative: a livello europeo, nel 2015 il tasso medio di inattività degli uomini tra i 25 e i 54 anni era pari all'8,6% contro il 20,6% delle donne della stessa fascia d'età. In Italia, in particolare, la percentuale delle donne inattive tra i 25 e i 54 anni cresce fino a raggiungere il 34,1%.
I motivi possono essere diversi. In particolare, può essere la famiglia a tenere lontano le donne dal mercato del lavoro: nell'UE, circa la metà delle donne inattive tra i 25 e i 54 anni (il 9,6% del 20,6% complessivo) è tale proprio per motivi familiari. Tuttavia l'Eurostat sostiene che, a differenza di quanto accade nel resto dei Paesi dell'Unione europea, in Italia le donne sono inattive prevalentemente per ragioni diverse da quelle familiari.