La ricerca

Nel 2025 serviranno oltre 2 milioni tra colf e badanti

Secondo le ultime stime, per soddisfare il fabbisogno serviranno 1 milione 524mila lavoratori stranieri

04 Lug 2024 - 16:45
 © ansa

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Nel 2025 in Italia serviranno in tutto 2 milioni 288mila tra colf e badanti. Un fabbisogno che include non solo i collaboratori già assunti regolarmente, ma anche quelli che lavorano senza contratto. Sommando entrambe le categorie, gli addetti attualmente disponibili rimangono comunque pochi per coprire le richieste delle famiglie, che cercano un aiuto domestico, ma non lo trovano per diverse ragioni. Molti non possono permetterselo. Sono le stime contenute nel terzo paper del rapporto 2024 "Family (Net) Work - Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico", presentato da Assindatcolf e dal Centro Studi e Ricerche Idos, autore dello studio.

Dall'indagine emergerebbe dunque la necessità di aiuti da parte dello Stato, per un sostegno alle spese necessarie, e di una razionalizzazione delle politiche sull'ingresso degli immigrati. Per colmare il buco, la ricerca stima la necessità di 1 milione 524mila lavoratori stranieri e di 764mila italiani, divisi tra oltre un milione di badanti e più di un milione e duecentomila colf. La carenza di personale mette in difficoltà le famiglie, soprattutto quelle che devono accudire anziani e parenti malati.

Rispetto alla nazionalità, la regione con la quota più bassa di badanti stranieri (meno del 19% del totale) è la Sardegna, seguita da Molise (45,6%), Calabria (48,3%) e Sicilia (48,4%). Al contrario, in Emilia-Romagna e Lombardia la quota di lavoratori non italiani nel settore si aggira intorno all'85% del totale. Per quanto riguarda invece i collaboratori per le pulizie domestiche, ad avere un fabbisogno più alto sono Lombardia e Lazio, con una domanda rispettivamente di 209mila e 208mila lavoratori.

Un freno importante per le famiglie sarebbe il costo dell'assistenza domestica e quindi del welfare. "Un problema trasversale per il quale da anni chiediamo misure universali, e non legate all'Isee o all’età, che aiutino tutte le famiglie a sostenere i costi del personale domestico, lato contributivo ma soprattutto sul fronte delle retribuzioni", ha commentato Andrea Zini, presidente di Assindatcolf. "È arrivato il momento che anche lo Stato faccia la sua parte perché attualmente è tutto sulle spalle dei singoli", ha aggiunto.

Alla radice della questione c'è la crisi demografica e l'invecchiamento della popolazione: una combinazione che riduce il numero di persone in età lavorativa proprio mentre aumentano quelle che hanno bisogno di cura e assistenza domestica. "Gli immigrati potrebbero dare un apporto ancora più apprezzabile se si razionalizzassero le politiche sull'ingresso e la permanenza regolare degli stranieri in Italia", ha concluso Luca Di Sciullo, presidente del Centro Studi e Ricerche Idos, auspicando delle norme migliori per l'inserimento occupazionale, a partire dal momento della rilevazione del fabbisogno di manodopera fino a quello della determinazione delle quote. Bisognerebbe razionalizzare, aggiunge, la questione della chiamata nominativa dei lavoratori fatta al buio, il meccanismo del click day previsto dal decreto flussi, "l’osservazione della sostenibilità economica e la verifica della indisponibilità dei lavoratori italiani".

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