Le sofferenze bancarie continuano ad aumentare, costringendo gli istituti di credito a mantenere il credit crunch
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La difficoltà delle banche nel riscuotere i crediti concessi a imprese e famiglie non sembrano diminuire, stando infatti ai dati più recenti della Banca d’Italia, l’ammontare complessivo delle sofferenze è di nuovo aumentato nel mese di febbraio, arrivando a toccare i 203 miliardi di euro.
Nel dettaglio i dati, elaborati da Unimpresa, parlano di un aumento del 3,6% solo tra il febbraio del 2016 e lo stesso mese di quest’anno, legato in gran parte allo stock delle sofferenze relative alle aziende che, crescendo del 4,51%, sono arrivate a toccare i 145,1 miliardi di euro. Meno marcata la crescita delle sofferenze legate alle famiglie: +0,49% a 37,4 miliardi.
Secondo un recente studio della Cgia di Mestre, la maggior parte delle sofferenze bancarie sono legate alle imprese di grandi dimensioni. In particolare, nel suo studio la Cgia spiega che, essendo pari all’80,2% la quota di finanziamenti ottenuta dal primo 10% degli affidati (in quanto tali, si tratta di grandi imprese, non piccoli commercianti), va da sé che l’81,1% delle sofferenze sia causato da quel primo 10% di affidati.
Che siano legate alle imprese o alle famiglie, nel corso degli ultimi anni le sofferenze bancarie sono aumentate notevolmente. Secondo un’analisi del CRIF dal 2008 ad oggi l’ammontare delle esposizioni deteriorate è praticamente quadruplicato, costringendo le banche a chiudere i rubinetti e lasciando le imprese in chiare difficoltà: non potendo accedere ai finanziamenti le aziende italiane (secondo il FMI il 35% del totale dei prestiti degli istituti di credito è destinato alle imprese) sono costrette a ridurre gli investimenti, con conseguenze negative sull’intero sistema economico.