Lavoro e sostegno in specifici segmenti quali istruzione e formazione, tutela dell'ambiente, valorizzazione del patrimonio culturale: così il Terzo Settore in Italia
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Il premier Matteo Renzi ha promesso in queste ore un'accelerazione nel 2016 sul fronte dei diritti, un capitolo che, nel suo complesso, include anche il Terzo Settore. Il Terzo Settore viene così inserito tra le priorità su cui intervenire il prossimo anno, sebbene si dica spesso essere in verità il "primo" settore in Italia per l'impatto che ha sulla nostra economia.
Di certo il Terzo Settore, come qualsiasi attività economica, necessita di un processo di modernizzazione che ne accresca il grado di efficienza. In altre parole significa sviluppare ulteriormente un ambito che già rappresenta un'eccellenza nostrana.
Le indagini e le ricerche al riguardo sono diverse. L'Istat ha "censito" (anno di riferimento il 2011) 301.191 organizzazioni per un totale di 957.124 addetti e ha rilevato entrate per 64 miliadi, di cui nella maggior parte dei casi provenienti da privati.
Le imprese sociali (si tratta di un'impresa privata che svolge normale attività, ma che presenta alcune peculiarità che le contraddistingue dalle altre e opera in specifici segmenti quali istruzione e formazione, tutela dell'ambiente, valorizzazione del patrimonio culturale, turismo sociale, ricerca, assistenza sociale e sanitaria) sono all'incirca centomila, con oltre 700 mila occupati (sei milioni, invece, gli utenti serviti).
Insomma, il Terzo Settore mostra un notevole impatto economico e occupazionale oltre che per sussidiarietà e bene comune. Stando al recente Rapporto I. t. a. l. i. a. - Geografie del nuovo made in Italy diffuso da Unioncamere, Fondazione Edison, Fondazione Symbola e Aiccon, il Terzo Settore incide per il 3,4% del Pil.
Secondo un altro studio, stavolta il rapporto dell'Euricse sulla cooperazione in Italia che tiene conto anche dei consorzi, nel 2013 le cooperative italiane hanno prodotto 90,7 miliardi di euro, contribuendo alla creazione di nuovi posti di lavoro stabili: il 68,1% delle posizioni attivate dalle cooperative e il 61,4% di quelle attivate dai consorzi sono di tipo dipendente a tempo indeterminato.
Ma c'è di più. Ciò che emerge dal Rapporto I. t. a. l. i. a. è che senza il contributo del Terzo Settore l'Italia non potrebbe contare sugli stessi livelli di welfare. Sul fronte degli occupati, poi, il nostro paese ha il primato per addetti sul totale dell'economia. Siamo sopra Francia, Spagna, Germania e Regno Unito.