Sulla riforma che stabilirà le nuove regole per i bilanci degli Stati membri, c'è ottimismo dalla presidenza di turno spagnola. Anche se l'Italia potrebbe mettersi di traverso se dovessero passare delle modifiche, chieste soprattutto dalla Germania
Sulla riforma del patto di stabilità che stabilirà le nuove regole Ue per i bilanci degli Stati membri, c'è un certo ottimismo da parte della presidenza di turno spagnola del Consiglio Ue riguardo alla prospettiva di riuscire a trovare un compromesso tra i Ventisette entro dicembre. Ma c'è il rischio che la proposta della Commissione Ue venga complicata per accogliere le richieste dei vari Paesi, in particolare della Germania, che con la Francia sta cercando di uscire dall’impasse. Sono le capofila di due filosofie di pensiero, Berlino rigorista che chiede salvaguardie sulla riduzione del debito e del deficit e Parigi più attenta allo spazio fiscale per gli investimenti. E in questo quadro l'Italia potrebbe mettersi di traverso, se dovessero passare delle modifiche, chieste soprattutto dai tedeschi, alla proposta originaria originaria della Commissione.
I tempi - Se il compromesso arriva entro dicembre questo permetterebbe poi l'approvazione finale anche da parte del Parlamento europeo, prima della pausa legislativa di primavera in vista delle elezioni di giugno, e l'entrata in vigore delle nuove norme già nel 2024, in modo da poterle applicare ai bilanci per il 2025. I ministri delle Finanze dei Ventisette hanno fatto grandi passi avanti sui negoziati nelle ultime due settimane, confermati alla riunione del Consiglio Ecofin a Bruxelles. '"Abbiamo messo sul tavolo delle proposte di compromesso (landing zone, ndr) che riflettono i contributi di tutti gli Stati. E' il risultato di scambi intensi e la parola con cui possiamo meglio sintetizzare questo lavoro è bilanciato", ha spiegato a nome della presidenza di turno la vicepremier e ministro delle Finanze spagnola, Nadia Calvino, nella conferenza stampa al termine dell'Ecofin.
L'ottimismo della Spagna - "C'è ancora tanto lavoro da fare, ma come i pellegrini nel cammino di Santiago stiamo iniziando a vedere la meta. E vediamo - ha osservato ancora la Calvino - che c'è un forte impegno di tutti i paesi membri a contribuire a lavorare insieme e a raggiungere un accordo prima della fine dell'anno. Nulla è ancora deciso - ha precisato - ma gli scambi avuti consentiranno di fare progressi significativi nelle ultime settimane. Si spiana la strada a un pacchetto di compromesso, e per questo nei prossimi giorni faremo circolare le proposte legislative, e accelereremo i lavori a livello tecnico".
Un compromesso con Francia e Germania - L'ottimismo della presidenza di turno riposa soprattutto sul tentativo in corso di conciliare le diverse posizioni di Francia e Germania. I ministri dei due paesi, Bruno Le Maire e Christian Lindner, si sono già visti a Parigi nei giorni scorsi e hanno annunciato stamattina che si vedranno ancora a breve a Berlino, mentre i loro team tecnici continuano a incontrarsi e a lavorare alle possibili soluzioni di compromesso. "Qualunque progresso che possa essere fatto da Francia e Germania - ha detto Calvino - sarà integrato nel lavoro della presidenza di turno, come abbiamo fatto finora. Penso che probabilmente la ragione per cui siamo stati in grado di fare così tanti progressi, come presidenza spagnola, stia nel fatto abbiamo ascoltato attentamente tutti, per raggiungere un accordo bilanciato che rifletta i vari punti di vista.
I dubbi dell'Italia - Tuttavia l'Italia potrebbe mettersi di traverso se dovessero passare delle modifiche, chieste soprattutto dai tedeschi, alla proposta originaria originaria della Commissione. Fonti del Mef hanno fatto sapere che Roma non è disposta a chiudere l'accordo a qualunque costo, e che se il compromesso finale che sarà proposto andasse in una direzione sfavorevole agli interessi del Paese, sarebbe pronta piuttosto ad accettare che resti in vigore il quadro precedente. Molti paventano che si torni alle vecchie regole, ma per l'Italia questo non sarebbe comunque il male assoluto, hanno osservato le fonti, ricordando comunque che la bozza di compromesso non è ancora chiusa. Tra le modifiche proposte è positivo, e va nel senso voluto dall'Italia, che si assicuri che le spese per investimenti verdi e per la difesa vengano considerate in modo diverso, più favorevolmente nella valutazione del rispetto delle regole Ue da parte dei bilanci nazionali. Se ci si accorda su valori sostenibili per la riduzione del debito, per l'Italia non è un problema, il Paese deve intraprendere comunque un percorso virtuoso per liberarsi dal fardello dell'alto debito pubblico. Ma ci sono anche alcuni passaggi a cui l'Italia non è favorevole. In particolare, non convince la regola molto più rigida che vuole la Germania per la riduzione del deficit, anche se per il lungo termine. Applicare un percorso di aggiustamento di quattro-sette anni (come propone la Commissione) va bene, ma non se poi devi stare comunque sotto una soglia minima del deficit, a prescindere. Insomma, hanno ribadito le fonti, se deve accettare un nuovo Patto di stabilitaà che non convince, l'Italia preferisce tenersi il vecchio Patto.
La Germania rigorista e la proposta della Commissione - Berlino chiede sostanzialmente due cose: una "salvaguardia" che comporti una riduzione media annua del debito/Pil, e che secondo i tedeschi dovrebbe essere almeno dell'1%, per i paesi che non rispettano la soglia del 60%; e un "margine di sicurezza" per il disavanzo di questi stessi paesi, che dovrebbero mantenere un deficit/Pil sotto la soglia di Maastricht del 3%, e che secondo Berlino dovrebbe essere fissata addirittura all'1%. Nella proposta originaria della Commissione, invece, i paesi con debito superiore al 60% del Pil dovranno avviare percorsi di riduzione calcolati su misura per ciascuno di essi, senza un parametro numerico prefissato, e basati soprattutto su una riduzione della spesa pubblica. Quanto ai paesi con un deficit che supera la soglia del 3% del Pil, la proposta della Commissione prevede che vi sia uno sforzo di bilancio annuale pari allo 0,5% del Pil per ridurre il disavanzo eccessivo. La presidenza spagnola di turno ha inserito nella sua bozza di compromesso i due parametri (salvaguardia per il debito e "benchmark" per il deficit) chiesti dai tedeschi, ma il negoziato è ora sui numeri, sul valore quantitativo di questi parametri, e sullo spazio temporale entro cui applicarli.