La norma infatti prevedeva l'accordo tra lavoratore e impresa ma vantaggi soprattutto per il dipendente
La norma sul part time agevolato verso la pensione si preannuncia un flop. Dal 2 giugno 2016, data di entrata in vigore del decreto che dava la possibilità ai lavoratori che avrebbero maturato il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia entro il 31/12/2018 di andare in part time verso la pensione, le domande accolte dall'Inps sono state solo 200. La norma infatti prevedeva l'accordo tra lavoratore e impresa ma vantaggi soprattutto per il dipendente.
Il presidente dell'Inps, Tito Boeri commentando i primi dati a luglio sull'utilizzo dello strumento (100 richieste nel primo mese) aveva messo in guardia sugli "interventi estemporanei e parziali" con "costi amministrativi superiori alle somme erogate".
Vantaggi per i lavoratori e svantaggi per i datori - Il contratto di part time agevolato è vantaggioso per i lavoratori vicini alla pensione ma meno conveniente per le aziende che pagano una quota in più rispetto alle ore lavorate. Secondo i calcoli effettuati dai Consulenti del lavoro su classi di retribuzioni annue lorde che vanno dai 25.000 ai 43.000 euro un lavoratore che firma un contratto di part time agevolato al 40% delle ore (16 a settimana a fronte delle 40 dell'orario intero) ha in busta paga il 72% della retribuzione mentre l'impresa ha una riduzione del costo del lavoro del 49% (a fronte di una riduzione dell'orario del 60%).
Poletti: al vaglio altri strumenti - "Le cose vanno sperimentate e quando, come in questo caso, non danno buoni risultati bisogna prenderne atto. Si utilizzeranno strumenti diversi". Lo ha detto il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, rispondendo a Prato ai giornalisti che gli domandavano della scarsa adesione dei lavoratori - solo 200 domande accolte dall'Inps da giugno - alla norma che prevede la possibilità di accedere al part time agevolato.