Il rapporto tra spesa e Pil è di circa il 15% ma, secondo i calcoli del Mef, per la legge Fornero arriverà tra poco più di 20 anni a superare il 16% a causa dell'effetto demografico
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La spesa pensionistica si è ridotta negli ultimi anni grazie alla legge Fornero, ma già dal 2020 tornerà a crescere toccando il picco nel 2042. E' quanto si legge in un approfondimento del Def all'esame delle Camere. Il rapporto tra spesa e Pil è di circa il 15% ma, secondo i calcoli del Mef, conservando tutti gli effetti della Fornero arriverà tra poco più di 20 anni a superare il 16% a causa dell'effetto demografico, per poi ridiscendere dal 2050.
L'applicazione del regime contributivo introdotto nel 1995 e delle nuove regole del 2011, elevando i requisiti di accesso per il pensionamento di vecchiaia ed anticipato, "ha migliorato in modo significativo la sostenibilità del sistema pensionistico nel medio-lungo periodo, garantendo una maggiore equità tra le generazioni", ha sottolineato il ministero dell'Economia.
La recessione ha però fatto inevitabilmente salire la percentuale di spesa pensionistica rispetto al Pil nel triennio 2008-2010. Anche dopo la fase acuta, la crisi ha pesato anche negli anni successivi fino al 2015, quando - in presenza di un andamento di crescita più favorevole e del graduale innalzamento dei requisiti minimi di accesso al pensionamento - il rapporto spesa-Pil ha iniziato a diminuire. Si tratta di una decrescita che, secondo i calcoli, durerà "per circa un quinquennio", cioè massimo fino al 2020. Subito dopo inizierà una fase di crescita per tutto il decennio successivo.
"A partire dal 2030 il rapporto spesa/Pil crescerà con maggiore intensità fino a raggiungere il 16,2% nel triennio 2042-2044. Successivamente il rapporto scende rapidamente, portandosi al 15,6% nel 2050 ed al 13,1% nel 2070, con una decelerazione pressoché costante nell'intero periodo", si legge nel documento.
La fase di crescita, spiegano i tecnici del Mef, è essenzialmente dovuta all'incremento del rapporto fra numero di pensioni e numero di occupati indotto dalla transizione demografica e "solo in parte compensato" dall'innalzamento dei requisiti per il pensionamento. La rapida riduzione del rapporto fra spesa pensionistica e Pil, nella fase finale del periodo di previsione, è invece determinata dall'applicazione generalizzata del calcolo contributivo che si accompagna alla stabilizzazione, e successiva inversione di tendenza, del rapporto fra numero di pensioni e numero di occupati.
"Tale andamento - conclude l'approfondimento - si spiega sia con la progressiva uscita delle generazioni del baby boom, sia con l'adeguamento automatico dei requisiti minimi di pensionamento in funzione della speranza di vita".