L’Opec si avvicina sempre più al suo obiettivo: rallentare la produzione di Shail oil statunitense. Con il deprezzamento l’Italia risparmia 24 miliardi di euro
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La scelta dell'Arabia Saudita di non ridurre la produzione di petrolio Opec, lasciandola invariata a 30 milioni di barili al giorno, sta dando i suoi frutti: la produzione di shail oil nordamericano ha rallentato la sua crescita (e continuerà a rallentare anche nel corso del 2015) mentre Riad ha aumentato la propria. In tutto ciò l'Italia, con un prezzo di 45 dollari al barile, risparmia fino a 24 miliardi di dollari all'anno.
Secondo l'ultimo bollettino dell'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, l'Arabia Saudita ha prodotto a gennaio 9,68 milioni di barili al giorno, 50 mila in più rispetto a dicembre, mentre quella complessiva dell'area è scesa di 53 mila barili al giorno, a 30,15 milioni. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, i dati di Baker Hughes hanno rilevato il più basso numero di pozzi attivi degli ultimi tre anni.
Le stime dell'Opec, poi, parlano chiaro: la crescita nel 2015 della produzione non Opec è stata rivista al ribasso di circa 420 mila barili al giorno, a 820 mila: la metà rispetto alla crescita registrata dodici mesi fa. Benché il rallentamento del mese scorso abbia interessato anche l'area Opec, la crescita del fabbisogno nel corso del 2015 favorirà soprattutto l'area dell'Organizzazione dei Paesi esportatori (cui non fano parte gli Stati Uniti).
La domanda di greggio Opec, secondo le stime, salirà a 29,2 milioni di barili al giorno (+420 mila bg rispetto a gennaio) se si considera la media dell'intero anno, ma supererà il tetto massimo di produzione nel terzo e quarto trimestre: per il periodo che va da luglio a settembre l'Opec prevede una domanda di circa 30,1 milioni di barili al giorno, per quello che va da ottobre a dicembre 30,64 milioni di barili al giorno.
Intanto, dopo una serie di sali/scendi, il prezzo ancora viaggia intorno ai 50 dollari al barile e questo va tutto a favore dei paesi importatori che risparmiano complessivamente (con una quotazione pari a 45 dollari al barile) 2.114 miliardi di euro all'anno.
L'Italia, secondo il centro studi di Confindustria, grazie al deprezzamento del petrolio risparmia circa 24 miliardi di euro all'anno, senza calcolare il calo della bolletta per il gas importato. Di questi, sempre al netto delle bollette di gas, dieci miliardi saranno a beneficio delle tasche delle famiglie, con risparmi maggiori per quelle più povere.
Per questa categoria (per la quale l'energia vale il 14,8% della spesa per i consumi, secondo l'Istat) la minor spesa energetica si rifletterà sui consumi liberando risorse pari al 2,8%, mentre per le famiglie più abbienti (per le quali la spesa per i consumi si attesta invece al 6,4%) si parla di un più lieve 1,2%.
Per quanto riguarda l'economia italiana nel complesso, il ribasso del prezzo del petrolio a 45 dollari al barile (dai 108 dollari dello scorso anno) si tradurrà in +0,5% del Pil nel 2015 e un +1,1% nel 2016: stime pressoché invariate rispetto a quelle formulate a dicembre.