CONTRO LA DISOCCUPAZIONE

Poletti: "Part-time agli ultra 60enni per rilanciare l'occupazione"

La misura, nella legge di Stabilità, prevede il dimezzamento dell'orario di lavoro in cambio del 65% dello stipendio, con pensione finale al 100% grazie all'intervento dello Stato

29 Dic 2015 - 08:50
 © tgcom24

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Part-time dopo i 60 anni con stipendio al 65% e pensione a fine carriera al 100%. E' la ricetta del ministro del Lavoro Giuliano Poletti, prevista nella legge di Stabilità, per dare una spinta all'occupazione favorendo il ricambio generazionale in azienda. La misura viene illustrata in un'intervista sulla "Stampa": per ora le risorse sono limitate, ma se l'idea funziona il governo è pronto a rafforzarle.

L'idea riguarderà i dipendenti delle aziende private che si trovano a tre anni dalla pensione. Assurdo, dice il ministro, pensare che a 60 anni si possa lavorare come quando di anni se ne hanno 30. E' bene quindi pensare a periodi della vita lavorativa in cui l'impegno sia meno pesante, più consono all'età avanzata. "Non possiamo certo pensare - dice Poletti - che si lavori intensamente fino all'ultimo giorno, e il giorno successivo uno si trovi ad andare al parco".

Ecco dunque la proposta per modificare le regole. L'azienda garantisce al lavoratore il 65% del compenso, mentre lo Stato paga i contributi figurativi in modo che l'assegno pensionistico a fine carriera sia pari al 100%, mentre l'azienda ci mette la sua quota. Una misura troppo cara per i privati, dice qualcuno. Ma il ministro replica che bisogna mettere a confronto "il costo di un lavoratore a fine carriera e quello del sostituto, giovane, senza i costi dell'anzianità e con competenze più aggiornate. E' una proposta interessante".

Poletti sottolinea poi che i risultati del Jobs Act sono stati positivi, spiegando che siamo passati dal segno mento per l'occupazione nel 2013, allo stop nel 2014, al segno positivo nel 2015. Soprattutto, aggiunge, sono cresciuti i contratti a tempo indeterminato, passati dal 18 al 27% del totale delle assunzioni. "Lavoriamo per questo - afferma il ministro -: perché il contratto a tempo indeterminato diventi l'approccio normale". E sulla maggiore facilità di licenziare, replica: "I licenziamenti per motivazioni economico prevedono una tutela economica che vale per tanti lavoratori che in precedenza ne sarebbero rimasti privi perché sarebbero rimasti precari".

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