Secondo uno studio della Cgia di Mestre paghiamo quasi 950 euro di tasse in più all'anno
Nell'Ue è rimasta stabile, nell'Eurozona è diminuita dello 0,1%. Fin qui, le buone notizie, essendo la prima volta dal 2010 che l'Eurostat non registra una crescita della pressione fiscale. In Italia, tuttavia, si mantiene al di sopra della media europea (nel 2015 si è attestata al 40% del Pil nell'Ue e nell'Eurozona al 41,4%).
La pressione fiscale, da definizione Istat, è il rapporto tra il prelievo fiscale (imposte dirette, imposte indirette e imposte in conto capitale) e parafiscale (contributi sociali) e il Pil. In Italia nel 2015, secondo l'Eurostat, si è collocata al 43,5%. Dato in linea con le rilevazioni del nostro istituto di statistica, che aveva osservato un calo dello 0,1% rispetto all'anno precedente.
In pratica l'Italia è tra i sette paesi, nell'Unione europea a 28, con una pressione fiscale sopra la media. Ci precedono la Francia, con una pressione al 47,9%, la Danimarca (47,6%), il Belgio (47,5%), l'Austria (44,4%), la Svezia (44,2%) e la Finlandia (44,1%). Tra i paesi europei dove il fisco è più leggero, spiccano Irlanda (24,4%), Romania (28%), Bulgaria (29%), Lituania (29,4%) e Lettonia (29,5%).
Sono dati importanti, che tuttavia dicono poco rispetto alla qualità o quantità dei servizi pubblici sostenuti attraverso il contributo di cittadini e imprese. Può essere però un elemento che aiuta a determinare i livelli di competitività del sistema economico. Non solo le famiglie, ma anche le imprese possono risentire di una pressione fiscale particolarmente elevata e secondo recenti elaborazioni il nostro paese occupa gli ultimi posti per sistema fiscale applicato alle imprese.
Stando all'ultimo report Eurostat sul tema, in cui vengono distinte le voci da cui derivano le entrate fiscali, la media europea per le tasse sui redditi e i patrimoni è pari al 13% e pure in questo caso in Italia si colloca su valori superiori, al 14,8%. In Danimarca è al 30,4%, in Svezia al 18,4%, in Belgio al 16,7% e Finlandia al 16,6%.
Uno studio della Cgia di Mestre, che però colloca l'Italia al quinto posto nell'Ue, aiuta a comprendere meglio il peso del balzello: se la pressione fiscale fosse allineata alla media europea, ogni cittadino pagherebbe 946 euro in meno all'anno. Non solo. Negli ultimi 15 anni il risultato fiscale emerso dalla comparazione con la media europea risulta peggiorato in maniera costante.
Nel 2000 sui contribuenti italiani gravava una pressione fiscale pari a quella media presente in Ue, nel 2005 il carico fiscale per ciascun italiano era superiore del dato medio europeo di 127 euro. Il gap è salito a 895 euro nel 2010 fino a raggiungere i 946 euro lo scorso anno.