Cina, Sudafrica, Russia e Brasile, chi più chi meno, stanno attraversando un periodo di difficoltà L’unica a tenere è l’India
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I Paesi emergenti (in particolare i cosiddetti Brics), che negli ultimi anni hanno mostrato performance più incoraggianti rispetto alle economie più avanzate, hanno cominciato a mostrare segni di debolezza. Su tutti, anche se ultimamente si parla, giustamente, per la maggior parte della Cina, i dati più deludenti arrivano dal Brasile.
Proprio oggi l'agenzia di rating Standard&Poor's ha declassato il Paese a BB+ da BBB-. L'outlook negativo lascia intendere che il Paese potrebbe incorrere a breve nuovi declassamenti, facendo così scendere l'attrattività degli investitori esteri verso il Paese. Attrattività già ai minimi termini per via dei recenti scandali legati ai casi di corruzione che hanno coinvolto il Partito Popolare della presidente Dilma Roussef. Ma a preoccupare maggiormente sono proprio i dati economici.
Secondo la Banca centrale brasiliana, tra aprile e giugno il Pil sarebbe crollato (non sono dati definitivi) dell'1,89% tendenziale, dopo il -0,2% registrato già nel secondo trimestre. Se questi dati fossero confermati Brasile entrerebbe di fatto nella Recessione tecnica (ovvero quando si presentano due trimestri consecutivi di contrazione del Pil). Per l'anno in corso le stime indicano un -2,44% e un -0,5% per il prossimo. Le previsioni precedenti indicavano rispettivamente un -2,26 e un -0,4%.
Sotto le attese anche il dato trimestrale del Sudafrica. Il Paese ha messo a segno un dato deludente prendendo di sorpresa anche gli analisti più pessimisti. Nel periodo che va da aprile a giugno, infatti, il Paese ha registrato un calo del Prodotto interno lordo pari al -1,3%, dato che si dovrebbe comunque attestare al +3,6% alla fine del 2015.
Veniamo ora alla Russia. Tra sanzioni, calo del prezzo del petrolio e indebolimento del rublo Mosca comincia ad accusare i colpi. In particolare nel secondo trimestre il Pil è sceso del 4,6% contro un -4,4% stimato in precedenza e un -2,2% registrato nel primo trimestre del 2015. Per la fine dell'anno gli analisti stimano un calo del 3%.
L'unico dei cinque Paesi a non arrancare è l'India, dove il Prodotto interno lordo ha messo a segno un aumento tendenziale di sette punti percentuali nel secondo trimestre. Un dato inferiore alle attese degli analisti che indicavano un +7,4% ma che riflette la crescita riportata dai vari settori. Quello manifatturiero è lievitato dell'8,4% su base annua, quello delle costruzioni del 12,8%, mentre quello agricolo ha segnato un più lieve +2,6%.
La situazione della Cina è ormai nota (quasi) a tutti. Dopo anni in cui ci ha abituato a vederla come l'economia con la crescita più elevata al mondo, il gigante asiatico ha messo fine alla sua corsa. Dopo il +9,2% registrato alla fine del 2011, la crescita cinese ha subìto un rallentamento fino ad attestarsi lo scorso anno al 7%. Secondo Moody's l'economia cinese rallenterà ulteriormente quest'anno, mostrando un +6,8%, e il prossimo, quando si presenterà al +6,5%.